Veramente rara a causa dell'IVA pesante.. E neanche nobilitata dalla presenza di qualche cilindro in più.. A quell'epoca anche la "piccola" bmw e21 aveva i sei cilindri..
Comunque un pezzo di storia del design.
A prima vista non sembra male...una delle auto più eleganti che esistano, se avessero fatto con queste linee la berlina secondo me la storia sarebbe andata diversamente
Ho sottomano il 4R speciale salone di torino del 1978. Alla fine c'è il listino. La Gamma 2500 coupè viene 16.126.000 Lire. La Stratos 16.200.000 Lire...fate vobis...
Tutto il resto, come dice il Califfo, è noia.
Beh, non si può dire che Uno Turbo D abbia torto...
Infatti Pininfarina nel 1980 realizzò il prototipo Scala, realizzato sulla base della coupè 2500 i.e., che tuttavia non ebbe alcun seguito produttivo (oggi è di proprietà di un gruppo di lancisti italiani, dopo essere stata custodita per decenni da un collezionista inglese).
Personalmente non la ritengo troppo riuscita, preferisco la linea areodinamica della Gamma di serie, e non credo avrebbe riscosso chissà quale successo se fosse stata prodotta, perchè in quel periodo il design delle auto stava cambiando (vedere la Prisma del 1982, molto più morbida...)
Intorno al 1980 fu realizzato anche un altro prototipo di Gamma a tre volumi, questa volta sulla base della berlina 2500 i.e. , pare ad opera del centro stile Pininfarina.
Personalmente la Gamma "elaborazione 3v" (questa la denominazione) mi piace, la trovo elegante e slanciata anche grazie alle tre luci laterali, piuttosto inconsuete su un'ammiraglia.
Ovviamente anche questo rimase un esemplare unico, targato Torino e utilizzato come vettura di servizio per svariati anni, tanto da accumulare 54.000 km, per poi essere rimessato nel museo Lancia di Borgo san Paolo.
Sì la conosco bene perchè con il proprietario (che si vede nella foto scattata da me nei giorni del rientro da Londra) l'abbiamo riportata giù a Roma.
Certo rispetto alla terribile gamma trevi la Scala sembra un capolavoro!
fu costruita anche la Gamma in versione HPE, con portellone. Ora mi sfugge il nome ma di certo era la più bella fra tutte.
Io cmq adoro la berlina e la 3v posteriormente la trovo inguardabile
Una panoramica delle Gamma proposte da Pininfarina, oltre alla Coupè, l'unica prodotta di serie, si vedono la Scala, l'Olgiata ed una versione Spider
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Ci ha lasciati per strada, perchè in England di Gamma ci capiscono ben poco e quel boxer, specie nelle prime serie,è l'incubo di ogni meccanico.. E di ogni possessore!
Qui è dove l'abbiamo prelevata..
a chi interessasse l'iter curioso col quale venivano fabbricate queste gamma coupè in pininfarina e successivamente in Lancia.. Un pò come per la beta spider alla zagato..
@danguard: interessante il tuo articolo sulla produzione Gamma Coupè in Pininfarina....particolare poi il trasporto alla Lancia su camioncini Lancia che già all'epoca mi sembravano anzianotti...
Per quanto riguarda la Scala io l'ho vista dal famoso "meccanico dei presepi", di cui per non fare pubblicità non faccio il nome ma tu sicuramente avrai capito di chi parlo...e credo che difficilmente la rivedrò lì in quanto non credo il tuo amico sia rimasto soddisfatto
Quei fanali quadrati furono solo un esperimento.. Successivamente venne riportata alla configurazione originale.
Rimane una bella berlina, di certo meglio della berlina due volumi di serie.
A propisito di Lancia Jolly, questo è l'esemplare che si usava all'epoca per le visite all'interno degli stabilimenti Lancia...pensare che tempo fa era in vendita....magari andrebbe bene ora che la stagione estiva è alle porte, come pulmino per un albergo sul mare...
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Quelle hostess furono aspramente criticate da qualche lettore moralista di Quattroruote...
Ai tempi era frequente leggere diatribe sull'utilizzo delle donne come "contorno automobilistico": erano proprio altri tempi!
Lo spoiler si spostava automaticamente in base alla velocità, soluzione molto raffinata e dalla doppia funzione, areodinamica e di prevenzione contro l'imbrattamento del lunotto in caso di pioggia.
Tuttavia credo che se l'Olgiata fosse stata prodotta sarebbe stata adottato il più economico tergilunotto, di cui il prototipo, grazie allo spoiler, poteva fare a meno.
L'olgiata era anche l'unica Gamma ad avere il frontale "attualizzato" come per la Delta, avendo fanali e calandra leggermente inclinati per ridurre l'impatto aerodinamico..
Ma la comparsa della Thema mandò tutto a carte 48..
In fondo con 8 anni scarsi di permanenza sul mercato, la gamma è stata prontamente sostituita..
Io la Gamma Coupè all' epoca l' ho avuta, e nonostante i problemi che l' affliggevano era già all' ora mitica, un' istant classic, come si suol dire.
Aveva un fascino che ho riscontrato solo con le Jaguar.
Infatti ne sto cercando una uguale, color blu lancia.
Grazie anche da un CXista incallito. Le CX usate sono almeno due: la Reflex senza modanature agli sportelli (come la mia che, forse, è addirittura più vecchia perchè priva di gomma al paraurti posteriore e con i coprimozzo leggermente più grandi e coprenti) ed una probabile Pallas.
a giudicare dai fotogrammi, entrambe le auto hanno una tenuta di strada formidabile.. Poi si puà dire che sono figlie della stessa idea progettuale..Anche se l'italiana ebbe non pochi problemi e carriera alquanto breve..
Per inciso: volevo mettere il link sotto una gamma berlina, ma ormai è diventato impossibile rintracciarla in mezzo a migliaia di Lancia.. Per arrivare all'ultima pagina ci vuole mezz'ora.. Mi immagino che cercare una fiat sia ancor più difficile.. Come si può migliorare l'aspetto della ricerca?
Lo spezzone del film sembra sia stato ideato per pubblicizzare la Lancia Gamma, di cui risaltano senza ombra di dubbio le doti dinamiche, con efficacissima inchiodata finale per salvare il piccolo e imprudente pedone...
Del resto all'epoca l'importatore Lancia francese era ben inserito nel mondo cinematografico, fu lui a convincere la bella Deneuve a fare da testimonial per l'ormai storico spot televisivo della Delta LX, trasmesso anche in Italia, per la prima volta su Retequattro/La uomo tv, nella primavera del 1982.
Edsel il 12 febbraio 2012 02:23
Lo spezzone del film sembra sia stato ideato per pubblicizzare la Lancia Gamma, di cui risaltano senza ombra di dubbio le doti dinamiche, con efficacissima inchiodata finale per salvare il piccolo e imprudente pedone...
Estremamente probabile, in quanto la donna di Delon nel film guida, a quanto ricordi, una A112 bianca.....
L'avranno regalata al marito in seguito al marchettone! Aahahahahah!
Scherzi a parte, la Lancia attraversò un periodo di fulgore commerciale in Francia, fra gli anni settanta e gli ottanta.
I parigini che passavano dal volante della Mini a quello della A112, le Beta Coupè che si vendevano quasi più che in patria, le Delta che sfilavano ammirate in tutte le loro versioni, la Y10 che fù accolta fra gli applausi...
Certo gran parte del merito era delle vittorie sportive e della attività della celebre scuderia Lancia-Chardonnet, ancorchè della lontana parentela commerciale, e anche un tantinello stilistica, fra Lancia e Citroen.
Peccato aver perso un mercato così importante e affezionato.
André Chardonnet, questo era il nome dell'importatore ufficiale per la Francia dei marchi Autobianchi (dal 1962 al 1988) e Lancia (dal 1973 al 1988), è tuttora ricordato come un personaggio molto ambizioso, grazie al quale la penetrazione delle due case italiane raggiunse, negli anni '80, la percentuale dell'1% dell'intero mercato automobilistico francese, un risultato notevole per un soggetto privato.
Dalla sua intraprendenza nacquero, negli anni, diverse serie speciali destinate esclusivamente agli automobilisti francesi, e mai viste in Italia: in ordine cronologico, si susseguirono la A112 Appia, la Beta (berlina e coupè) Turini, la Y10 Yearling e la Delta Aurelia.
La A112 Appia fu lanciata nel settembre del 1977, ed era destinata a quella parte di clientela che avrebbe gradito una versione ancora più raffinata della Elegant: negli anni '70 la piccola Autobianchi aveva conosciuto in Francia un travolgente successo, facendosi apprezzare come seconda auto presso il pubblico femminile e in generale tra coloro che godevano di una buona posizione economica.
Nel nome porgeva un omaggio alla prima "piccola" di casa Lancia, la Appia del 1953, e si riconosceva esteticamente dalla E di serie per la carrozzeria in colore nero, impreziosita da una doppia filettatura adesiva argento collocata sulle fiancate a livello della linea di cintura e completata da tre loghi "APPIA", due sotto ai finestrini posteriori e uno sul portellone.
Stranamente, i bei cerchi stampati della E furono sostituiti da quelli, con disegno a fori circolari e coprimozzi neri, della Economica, meno accattivanti dal punto di vista estetico.
Inediti, invece, erano i cristalli atermici azzurrati e il tergilunotto, un accessorio molto utile di cui la A112 non era mai stata dotata fino a quel momento.
L'interno accoglieva i passeggeri in un ambiente curato, sottolineato dalla selleria in tessuto quadrettato in colore bianco e nero, mentre sul pavimento era posato un tappeto in moquette bouclè nera.
La dotazione di serie, oltre a quanto già citato, comprendeva tutti gli optional normalmente offerti sulla E: contagiri elettronico, appoggiatesta regolabili, lunotto termico.
Esattamente un anno dopo, nel settembre del 1978, la Appia fu riproposta, questa volta sulla base della A112 quarta serie, beneficiando quindi di tutti gli aggiornamenti introdotti alla fine del '77.
Disponibile in tutti i colori della gamma normale, esternamente riproponeva le caratteristiche dell'edizione precedente, con l'aggiunta dei cerchi in lega leggera Speedline a quattro razze.
Internamente spiccava il rivestimento dei sedili in velluto nero, con i cadenini bianchi.
L'equipaggiamento, rispetto alla E di serie, si arricchiva di cristalli atermici azzurrati, lunotto termico, tergilunotto, contagiri elettronico, appoggiatesta regolabili.
La rinnovata Appia andò letteralmente a ruba presso le concessionarie Lancia-Autobianchi, tanto che, in seguito alle pressanti richieste della clientela, fu trasformata in un allestimento di serie, ponendosi al top della gamma A112.
La Appia fu sostituita dalla Elite, che esordì con la A112 quinta serie nel luglio del 1979.
La Lancia Beta Turini esordì nel dicembre del 1980: il nome derivava da una speciale del rally di Montecarlo, vinta nel 1979 dalla Lancia Stratos "blue de France" pilotata da Bernard Darniche e facente parte della scuderia Chardonnet, fondata dallo stesso Andrè nel 1960 e detentrice di numerosi titoli fino al 1985.
Disponibile sia in versione berlina (1600 e 2000) che Coupè (1300, 1600 e 2000), fu creata allo scopo di dimostrare che era possibile ottenere una sensibile diminuzione dei consumi lavorando sul coefficiente areodinamico della carrozzeria.
A questo scopo, la S.E.R.A (società di studi e realizzazioni automobilistiche) studiò due particolari spoiler in gomma, la cui applicazione, uno sotto al paraurti anteriore, l'altro sullo spigolo del cofano bagagli, consentì di migliorare il cx di due punti (da 0.39 a 0.37), aumentare la velocità massima di 6 km/k e diminuire i consumi medi del 6,5 %.
La personalizzazione della carrozzeria era completata da una fascia adesiva in colore nero, collocata nella parte inferiore delle fiancate e riportante la scritta "TURINI", e dai pneumatici sportivi P6 185/65 HR 14.
La Coupè Turini si distingueva a prima vista dalle versioni di serie per l'inedito frontale, modernizzato tramite l'adozione di una calandra a scudo stilizzato simile a quella della Beta berlina e della Delta: tale modifica anticipò di qualche mese il restyling operato dalla Lancia, che diede vita alle Coupè e H.P.Executive quarta serie.
Non erano previste variazioni riguardo l'abitacolo e la dotazione di accessori, ad eccezione del tergilunotto montato di serie sulla berlina.
La produzione della Beta Turini berlina si arrestò nell aprile del 1981, mentre della Coupè fu proposta una seconda edizione da maggio a settembre dello stesso anno, con le medesime caratteristiche ma in sole due versioni: 1300 (con cilindrata portata a 1366 cc e 84 cv) e 2000 I.E. (con alimentazione a iniezione elettronica e 122 cv).
L'Autobianchi Y10 Turbo Yearling esordì nel gennaio del 1986, e fu, in assoluto, la prima serie speciale della sofisticata city-car italiana, a meno di un anno dalla presentazione ufficiale (ricorrenza sottolineata dal nome Yearling, ovvero "di un anno".
Fu fortemente voluta dall'intraprendente Chardonnet, che mirava a "virilizzare" l'estetica della versione più performante della gamma, giudicata elegante, ma poco grintosa.
La personalizzazione della carrozzeria aveva il suo punto di forza nell'inedita grembialatura in plastica nera applicata sulla parte inferiore delle fiancate e raccordata ai paraurti tramite vistosi passaruota supplementari di forma squadrata: una trovata forse più adatta ad una fuoristrada, tanto che fu ripresa, in parte, sulla successiva 4WD.
La Yearling non rischiava di essere confusa con le altre Y10 di coda, dove spiccava il portellone con la superficie al di sotto del lunotto lavorata ad alette trasversali, completato, alla sommità, da uno spoiler areodinamico in gomma nera.
Altri particolari caratterizzanti erano le minigonne sottoporta laterali, il profilo rosso lungo i fascioni (a richiamare quello dei paraurti), le scritte adesive "Turbo" applicate sui fianchi posteriori e la targhetta "Yearling" sul portellone.
Di serie venivano offerti i fendinebbia a luce gialla, i cerchi in lega con disegno a otto razze, i cristalli atermici e lo specchietto retrovisore destro.
L'interno non proponeva novità rispetto alla Turbo di serie, ad eccezione del sedile posteriore, del tipo sdoppiabile.
La gamma delle tinte per la carrozzeria e quella degli optional restavano identiche alla versione di riferimento.
La Lancia Delta Aurelia, commercializzata nel gennaio del 1986, fu creata allo scopo di vivacizzare il mercato della 1300 base, in attesa del lancio della seconda serie, che di lì a pochi mesi avrebbe introdotto svariate novità di carattere estetico, soprattutto nell'abitacolo.
Come già avvenuto per la A112 Appia, venne ripreso il nome di una celebre Lancia del passato, in questo caso l'Aurelia degli anni '40.
Esternamente la Delta Aurelia giocava sul contrasto tra i due colori previsti per la carrozzeria (rosso corsa e grigio chiaro metallizzato) e il nero opaco dei suoi particolari esclusivi, quali la fascia adesiva applicata sul portellone tra i gruppi ottici, i profili paracolpi sulla parte inferiore delle fiancate e le minigonne areodinamiche sottoporta (le stesse della HF Turbo), personalizzate con la targhetta "Aurelia".
I cerchi standard in acciaio venivano celati da inedite coppe copriruota integrali in colore argento, simili a quelle che saranno adottate sulla seconda serie.
Nessuna variazione all'interno, mentre a richiesta, in aggiunta alla vernice metallizzata, erano disponibili tre pacchetti di accessori: contagiri elettronico + orologio digitale, alzacristalli elettrici + chiusura centralizzata + cristalli atermici, specchietto retrovisore destro + sedile posteriore sdoppiabile.