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Triumph Dolomite Sprint 16V

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Anno 1976. (danlib)

Data: 11/05/2011
Commenti: 7
Visualizzazioni: 2467
Commenti
#1 | time101cv il 11/05/2011 00:45:17
www.targhenere.net/images/004/dolomitesprintdanlibant_zps0yf6pidy.jpg
(foto "danlib" )
#2 | atae21 il 11/05/2011 00:52:07
Una delle berline sportive che più mi piacciono. Peccato che ne ho avuta una ma non sono riuscito ad usarla perchè ferma da anni e non avevo voglia di spenderci soldi. Frown
Mi piacerebbe davvero provarne una viste le prestazioni denunciate all'epoca. Wink
#3 | Total III il 11/05/2011 17:53:54
Sempre adorato quest'auto. Soprattutto dopo essermi seduto nell'abitacolo (un tripudio di legni, velluti, e strumentazione old british style). Smile
Mi colpì molto la particolarità dei posacenere separati, alloggiati nelle portiere, e il tasto dell'overdrive sul pomello del cambio. Era la prima volta che ne vedevo uno. Smile
#4 | Edsel il 11/05/2011 19:41:19
La Triumph Dolomite nasce nel 1972 per completare verso l'alto la gamma delle berline medie del marchio inglese, comprendente la Toledo 1300 e la 1500 TC.
La Dolomite 1850 si distingue dalla 1500 TC principalmente per il frontale a quattro fari tondi anzichè a due rettangolari, per la calandra con disegno a maglia quadrangolare e per un generale innalzamento delle finiture e della dotazione di accessori.
Sotto il cofano è equipaggiata con un 4 cilindri di 1854 cc e 91 cv, che garantisce prestazioni decisamente più brillanti, con una velocità massima di 165 km/h.

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Nel 1973 viene lanciata la versione sportiva Sprint, che ha la sua più grande novità nel motore sempre a quattro cilindri monoalbero, ma con distribuzione a 16 valvole, alimentazione a due carburatori e cilindrata portata a 1998 cc: la potenza sale a 129 cv, e la velocità massima supera i 187 Km/h.
Il cambio di serie ha 4 marce, a richiesta sono disponibili sia l'overdrive (standard dal 1975) che il cambio automatico.
Esteticamente, la Sprint si differenzia dalla 1850 per lo spoiler anteriore, i cerchi in lega leggera, il doppio terminale di scarico, il tetto in vinile, lo specchio di coda verniciato in nero opaco, la filettatura a contrasto sulle fiancate.
A richiesta i vetri azzurrati, il parabrezza laminato e il grande tetto apribile in tela.

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Molto elegante l'abitacolo, con ampio uso di panno di velluto e legno, secondo il più classico stile inglese...
A richiesta l'autoradio, i poggiatesta regolabili, l'interno in vinilpelle...

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Nel 1976 la gamma viene ampliata con l'aggiunta delle versioni 1300 (61 cv, 145 km/h) e 1500 (75 cv, 155 km/h), praticamente identiche alla precedente 1500 TC, uscita di produzione.
L'allestimento è improntato ad una razionale semplicità.
Ad un livello superiore si pongono la 1500 HL (75 cv, 155 km/h) e la 1850 HL (91 cv, 165 km/h) che conservano l'estetica a quattro fari tondi della precedente 1850, tolta dai listini.

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Negli anni succesivi vengono introdotte alcune migliorie estetiche (spoiler anteriore sulle 1500 HL e 1800 HL) e di allestimento (parabrezza laminato di serie su tutte, poggiatesta di serie su HL e Sprint, fari supplementari di serie sulla Sprint, differenziale autobloccante optional sulla Sprint...).
La produzione della Dolomite si ferma nel 1981, sostituita dalla nuova Acclaim.
#5 | Uno Turbo D il 12/05/2011 16:01:34
Una bella automobile veramenteWink A livello di affidabilità com'era messa? So che molte inglesi non è che fossero proprio dei mostri di robustezza meccanica...
#6 | Total III il 13/05/2011 02:07:20
Beh, diciamo che non era un mostro di affidabilità.
Discreti problemi alla testata... per evitare rotture, ricordo che i proprietari dovevano provvedere a riserrarla ogni 30.000 km. Frown

A parte quello, poco altro. Era una vettura sostanzialmente ben costruita...
#7 | gian masini il 13/03/2013 14:35:36
La mia passione quando ero ragazzo. Presentata nel 1973 in livrea mimosa yellow con i suoi 129 cavalli era una delle berline di riferimento. Ma la cosa che più colpiva erano quelle 16 valvole, oggi nella norma all'epoca rarissime, su una vettura ben costruita, sobria nella linea disegnata da Michelotti e con un'interno che solo gli inglesi sanno dare. Peccato che le prime soffrissero i climi mediterranei, ma bastò raddoppiare il numero delle pale della ventola e il problema sparì. Su strada è un piacere da guidare, complice lo sterzo molto diretto e una posizione di guida con cloche a portata di mano, oltre alle prestazioni. Su altri dettagli non mi soffermo, altrimenti che inglese sarebbe?
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