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Alfa Romeo Giulietta TI

giuliettatiflatsix20130503.jpg
Anno 1960 (Flat six).

Data: 16/09/2014
Commenti: 3
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Commenti
#1 | Markino il 04/05/2013 20:56:32
La Giulietta TI è un'auto che riesce sempre ad emozionarmi, sia per le magnifiche forme e la meccanica d'eccellenza, sia per l'enorme importanza storica della Giulietta in sé, vettura che sancì il definitivo passaggio dell'Alfa Romeo dall'artigianato all'industria, dopo che per anni si erano scontrate visioni opposte sul futuro dell'azienda. Il Presidente di nomina politica, Pasquale Gallo, scettico sulle possibilità dell'Italia di ritagliarsi un ruolo come potenza industriale, immaginava infatti che l'Alfa Romeo dovesse continuare a dedicarsi a produzioni di nicchia ad elevato valore unitario, nel solco di quanto già sperimentato con la pur superba 6C 2500.
L'immagine di questa splendida 2a serie azzurro acqua di fonte mette in evidenza un discusso elemento della carrozzeria, la nervatura centrale visibilmente proiettata verso l'alto, che, spiegava il direttore generale dell'epoca, Francesco Quaroni, propugnatore della Giulietta insieme al direttore generale di Finmeccanica, il manager-poeta Giuseppe Luraghi, fu adottata per correggere visivamente l'assetto dell'auto, che "galleggiava" sulle sospensioni posteriori quando era scarica. Ammette Quaroni che ai progettisti, tra i quali ricordo Giuseppe Scarnati, a cui poi si dovettero le sagome superbe della Giulia TI, nel tirare questa linea scappò un po' la mano.
#2 | danguard76 il 05/05/2013 00:00:49
Credo che in questo discorso vada ricordato anche il ruolo della 1900.. La prima Alfa completamente nuova concepita nel dopoguerra.
#3 | Markino il 05/05/2013 19:27:30
Danguard@ Sulla 1900 hai certamente ragione; solo, non volevo farla troppo lunga. In sintesi, per l'idea che ho potuto farmi, specie attraverso lo studio del superbo volume sulla Giulietta realizzato negli anni '80 da Angelo Tito Anselmi, la 1900 fu il frutto di un compromesso tra le opposte correnti che si scontravano nell'universo Finmeccanica circa i destini dell'Alfa, e, sempre secondo la testimonianza del già citato direttore generale dell'epoca, Francesco Quaroni, risultò quindi ancora un prodotto costruito con un'ottica più artigianale che industriale. Lo testimonia la cifra di produzione raggiunta nell'anno migliore, il 1953, circa 3.500 unità, quantitativo piuttosto modesto ancorché la 1900 fosse destinata a una ristretta schiera di utenti facoltosi e/o sportivi.
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