Immagine

Lancia Aurelia B20

lanciaaureliagtbob20130921.jpg
Anno n.c., targhe ZA (bob91180).

Data: 22/09/2013
Commenti: 5
Visualizzazioni: 1154
Commenti
#1 | IOM il 22/09/2013 08:31:03
Dovrebbe trattarsi di una sesta serie visti i deflettori ali finestrini......ho sempre ammirato senza riserve questa vettura, ereditando la passione per la B20 da mio padre che spesso mi racconta di come, da ragazzino, desiderasse salvarne un esemplare abbandonato sottto casa sua a Milano. Preferisco serie pprecedenti, maggiormente "sportive" ma si tratta in ogni caso di uno dei piu' grandi capolavori del design automobilistico italiano.
#2 | Transaxle73 il 22/09/2013 10:31:53
Un vero capolavoro, l'antesignana delle granturismo all'italiana. Oltre all'abito elegantissimo si unisce un corredo meccanico di assoluta eccellenza, dove debutta in anteprima mondiale il primo motore a benzina a 6 cilindri con le bancate disposte a 60° progettato dall'Ing. De Virgilio, e il cambio spostato al retrotreno in blocco unico con il differenziale, soluzione ripresa 20 anni dopo dall'Alfa Romeo per la sua Alfetta.
#3 | Markino il 22/09/2013 23:54:40
Come giustamente precisato da IOM, l'esemplare in foto dovrebbe appartenere alla 6a ed ultima serie, l'unica dotata dei deflettori, in produzione tra il 1957 e il 1958, oltretutto con guida a destra, in una stagione in cui oramai prevalevano le B 20S (dove "S" sta per guida a sinistra).
L'Aurelia è indubbiamente una vettura superba, sia sotto il profilo estetico, che sviluppa su dimensioni importanti l'archetipo della berlinetta fast-back all'italiana, inaugurato con vetture del calibro della Cisitalia 202, sia sotto il profilo meccanico, come già ricordato da Transaxle. Prodotta in 3781 esemplari, quasi tutti costruiti dalla Carrozzeria Pininfarina, eccetto 98 unità realizzate dalla Carrozzeria Viotti (le prime 98, secondo alcuni, o 98 unità distribuite lungo l'arco produttivo della 1a serie, secondo altre fonti), fu una delle vetture di grossa cilindrata più ambite e sfruttate nelle numerose competizioni che solcavano le aspre strade dell'Italia dei primi anni '50, a partire ovviamente dalla Mille Miglia. Già brillante e nervosa nelle prime due serie, equipaggiate con il 6V "De Virgilio" in versione 2 litri, vide crescere ulteriormente le prestazioni, nel 1953, con l'incremento della cilindrata a 2,5 lt., grazie alla quale gli esemplari di serie potevano raggiungere velocità massime nell'ordine dei 185 km/h.
L'apice della sua carriera coincise con il passaggio della Lancia alla gestione Pesenti, nel 1955, segnato dal disimpegno dall'agonismo (vetture Sport D24 e Formula 1 D50), dopo la tragica morte a Monza di Alberto Ascari, capitano della scuderia Lancia, durante un estemporaneo giro di prova in circuito su una Ferrari. Tale politica influenzò anche l'ultima stagione della B20, che nella 5a serie fu oggetto di interventi meccanici che ne ridussero leggermente potenza e prestazioni, a vantaggio dell'elasticità di marcia, nell'intento di catturare un'utenza - meglio sarebbe dire un'elite - interessata più ad una comoda granturismo che ad una vettura sportiva in senso stretto. La 6a serie, potenziata di un paio di cavalli rispetto alla 5a, rappresenta la B20 nella sua più piena maturità e messa a punto; un'ambitissima vettura di alto collezionismo, della quale sopravvive peraltro un buon numero di esemplari dei circa 600 costruiti.
Sulla destra occhieggia un faro tondo: quasi impossibile stabilire a quale auto appartenga, ma... se fosse un'Aurelia B24 ? dubbio
#4 | fabio200 il 23/09/2013 00:23:34
Premesso che di questa vettura so poco, ricordo di averne viste un discreto numero, nelle varie serie e versioni (B20, B24, chiuse, aperte), nell'ambito di una collezione privata in Emilia, una quindicina d'anni fa.
Tutte allineate e perfette, erano un colpo d'occhio indimenticabile anche per un profano.
#5 | gian masini il 25/09/2013 00:02:56
Meravigliosa, l'esempio più azzeccato di gran turismo all'italiana. Linea semplice e pulita, ma elegantissima, grazie anche alla qualità delle finiture interne. Un motore che canta, ed un pedigre sportivo di tutto rispetto, dalla vittoria al Rally di Montecarlo nel '53, alle imprese con Bracco, Villoresi, e altri nelle corse su strada.
Scrivi commento
Per scrivere un commento devi essere registrato