L'esemplare in foto è probabilmente importato, ma questo modello fu commercializzato anche in Italia, e, nonostante lo scarso riscontro di vendite, sono in molti tra coloro che vissero quell'epoca a ricordare il nome "Goggomobil", il cui suono risultava anche piuttosto simpatico.
Lo scarso successo in Italia era dovuto al basso gradimento dell'automobilista nostrano per la microvettura, o per il cyclecar, dovuto storicamente (sin dalle origini della motorizzazione) al cattivo stato delle strade, nonché alla propensione per un certo brio, ossia per il cosiddetto "tipo spinto" - come scrisse un grande storico dell'automobile, Angelo Tito Anselmi, in uno dei suoi preziosi lavori - ancorché materializzato in forme e cilindrate assai modeste.
Al contrario, le vetture minime ebbero una certa fortuna in Gran Bretagna e Germania nei decenni precedenti alla 2a guerra mondiale, e proprio nella Germania degli anni '50 conobbero un vero e proprio exploit, potendo comunque garantire l'accesso alla motorizzazione in un paese che voleva risollevarsi velocemente dopo le devastazioni del conflitto. Esemplare il caso dell'Isetta, che dopo essere stata lanciata in Italia con scarsa fortuna, fu costruita su licenza dalla BMW in diverse versioni e con grande riscontro commerciale.
La Goggomobil, che godette di un buon successo e di una lunga vita produttiva, iniziata nel 1955 e terminata nella 2a metà degli anni '60, era un esempio piuttosto dignitoso di questo filone, nonostante il piccolo propulsore bicilindrico a due tempi da 300 o 400 cm3, qui montato su una versione Berlina. Al Concorso d'eleganza Villa d'Este del 2012 fu organizzata una ricca panoramica delle microvetture postbelliche, e accanto a piccole automobili, nonché capolavori dell'ingegneria, come Austin/Morris Mini, FIAT 500 Topolino, Nuova 500 e Autobianchi Bianchina 110 DB, erano esposti una ventina di trabiccoli costruiti con diverse fortune dall'industria tedesca negli anni '50, che formavano un campionario tanto buffo e gustoso quanto sbalorditivo circa le possibilità di costringere uno o due esseri umani su ruote: al confronto, la Goggomobil, ovviamente inclusa nella rassegna, aveva la dignità di una limousine.
Magnifica! Più o meno nello stesso periodo (sicuramente gli "storici " del sito sapranno l'anno corretto ) venne presentata alla gente tramite le pubblicità un'auto chiamata Volpe, la quale doveva essere una vetturetta piccola alla portata di tutti. Alla fine però si scoprì che l'auto non esisteva, era solo una "bufala " . Un altro caso riguarda la Fiat 350, quella si che esisteva in "carne e ossa " (o meglio in "telaio e ruote " ) e ci fu pure qualcuno che la prenotò, però anche in questo caso rimase solo un sogno per i guidatori dell'epoca. Come già detto, gli "storici " possono confermare o correggere.
L'ALCA Volpe venne presentata nel 1947 e viene associata al fatto di essere stata la prima truffa italiana in grande stile del dopoguerra: pare che non ne siano stati allestiti più di una decina di esemplari, sufficienti a far raggranellare una discreta somma derivante dalle prenotazioni.
Fra i numerosi "si dice", sembrerebbe che la carrozzeria sia stata disegnata nientemeno che da un certo Flaminio Bertoni.
Da qualche parte dovrei avere la velina pubblicitaria originale dell'epoca, appena la rintraccio la posto qui.
Deltago92: Un altro caso riguarda la Fiat 350, quella si che esisteva in "carne e ossa " (o meglio in "telaio e ruote " ) e ci fu pure qualcuno che la prenotò, però anche in questo caso rimase solo un sogno per i guidatori dell'epoca. Come già detto, gli "storici " possono confermare o correggere.
Mi è capitato di leggere più di una volta in merito a questa vetturetta, anche su qualche saggio di storia politico-economica.
Ricordo bene che il progetto, collocabile intorno al 1951-'52, non fu sviluppato dalla FIAT, bensì dalla FIOM CGIL di Torino, che poteva avvalersi dell'opera di numerosi operai e tecnici esperti, all'epoca in gran parte iscritti al sindacato legato al PCI (prima delle drammatiche elezioni per il rinnovo delle Commissioni Interne FIAT del 1955). L'idea di una piccola vettura economica, inferiore rispetto alla stessa 500 C Topolino (che, sebbene "minima", non era proprio alla portata di tutte le tasche) era riconducibile alla necessità per la CGIL di uscire dall'angolo nel quale, sullo sfondo della guerra fredda, era schiacciata dalla politica centrista e repressiva del governo che seguì alle elezioni del 1948, nelle quali la DC ottenne il 48% dei suffragi, e dal conseguente recupero del pieno potere padronale in fabbrica. Analogamente, nel 1949, la CGIL aveva lanciato un ambizioso programma noto come "Piano del Lavoro", i cui contenuti erano finalizzati a combattere la diffusa disoccupazione dell'immediato periodo postbellico, e che, inevitabilmente, non ebbe seguito.
Inserendo su un motore di ricerca parole chiave tipo "Fiat 350 FIOM 1951", si dovrebbe trovare qualche altra informazione. L'argomento sarebbe comunque meritevole di approfondimento; complimenti a Deltago per averlo tenuto a memoria.
Nella rassegna di microvetture illustrate qui, la Messerschmitt Kabinenroller ha la particolarità di essere stata prodotta in Italia su licenza, dalla Mi.Val. di Gardone Val Trompia (BS), che la commercializzò con il nome "Mivalino". Come si può intuire, non fu un successo commerciale..