Sportiva americana per antonomasia, incarnata nella generazione C3, MY '76, con lunotto verticale incassato tra i montanti. Si nota il trave centrale, indice della configurazione T-Top con tettucci asportabili.
Dovrebbe essere equipaggiata con il classico 8V da 5,7 lt.
Splendido colore.

E basta.

Beh, la mia ben nota passione per le americane non mi impedisce certo di notare quante vetture brutte o scadenti siano state concepite a Detroit. La lista sarebbe lunga, e in testa metterei la gamma del Gruppo Chrysler della prima metà degli anni '60 (spesso veramente grottesca), nonché altri modelli coevi, le subcompact, e una discreta parte della produzione a cavallo tra la 2a metà degli anni '70 e i primi anni '80, spesso piuttosto mediocre.
Non sono però d'accordo nel fare di tutta un'erba un fascio, specie per un'auto come la Corvette, che è sempre stata espressione, in tutta la sua esistenza ultrasessantennale, della più alta scuola stilistica d'oltreoceano, e che, dopo un esordio zoppo (linea stupenda ma prestazioni asfittiche e cambio a due velocità), dal MY 1955 è sinonimo di sportiva purosangue (anche se con canoni diversi da quelli europei).
Non si dimentichi poi che, storicamente, l'industria europea è stata largamente tributaria verso quella americana per tendenze stilistiche, innovazioni tecniche e metodi produttivi: per citare un solo esempio, "fare come Ford" era negli anni '20 un riferimento obbligato per molti costruttori che aspiravano al salto dimensionale, a partire dalla FIAT di Giovanni Agnelli.
Fermo restando che, per quanto mi riguarda e stando alla Corvette, la mia versione preferita di sempre non è questa, bensì la Stingray del '63-'67, specie la capostipite col lunotto diviso da una nervatura (c.d. split-window).

La mia definizione del bello la conosci: una condizione oggettiva di equilibrio e di armonia suscitata nell'osservante.

La Stingray C3 è tra le mie americane preferite, questo abbinamento esterno-interno poi lo trovo da urlo.

La Corvette è semplicemente l'automobile sportiva americana per antonomasia, un mito che si rinnova di generazione in generazione. Proprio la brochure del MY '76 rafforza questo concetto e dichiara (più o meno): "Tutto ciò che abbiamo fatto è stato prendere il tuo sogno ed affinarlo nel corso degli anni".
Bella tinta (Dark green), che dovrebbe essere la più rara tra quelle disponibili per il MY '76.