Nella foto vediamo due auto italiane: la prima è un'automobile moderna, dalla linea piacevole, divertente da guidare e dalla meccanica raffinata. L'altra, è una Bravo travestita.
Terza serie del 1984 bianco Capodimonte: non starò a ripetere gli ovvi motivi che rendono ai miei occhi questo esemplare assai evocativo.
Certo non farebbe male una rivisitazione dei paraurti, ma ad un esame sommario la tolla parrebbe messa bene, a dimostrazione del fatto che se tenute con un minimo di riguardo non erano poi così ...biodegradabili.
Tipico del modello, l'annerimento delle ruote anteriori. Cosa che, in un'auto normale, starebbe a significare "dischi solo all'anteriore". Ma la Giulietta non era un'auto normale.
#5 | S4 il 31/07/2015 14:11:05
Di sicuro le due Audi non arriveranno all'età della Giulietta.
Ovviamente no, e se per arcana combinazione astrale ce la facessero, avrebbero al loro attivo un paio di turbine esplose, almeno un cambio DSG ridotto ad insalata ed un miliardo di sensori impazziti.
Non che voglia fare il difensore del vintage a tutti i costi, ma.... Ehi, in realtà è proprio quello che voglio fare.
La Bravo travestita esce umiliata dal confronto con la VERA Alfa ononima immortalata.
Esemplare niente male dell'ultima serie con il Bianco Capodimonte che su questa serie sta a pennello.
Io in garage vorrei solo la Giulietta vera.
Se ti leggono gli Alfisti duri e puri sono mazzate!
C'è da dire che pur derivando dalla Bravo, la Giulietta monta sospensioni e hardware dedicati alla sportività ed è figlia del nostro tempo, certamente lontana anni luce dalla sua "antenata" con i cavalli che spingono.
In realtà la Giulietta ha un pianale totalmente diverso e molto più moderno di quello di Bravo, che è un pianale Stilo aggiornato e a sua volta nato da una costola del pianale della Tipo.
In effetti sul pianale della Giulietta, negli anni scorsi, erano circolate anche alcune leggende che facevano sorridere. Io la reputo un ottima auto, anche se esteticamente preferisco la 147, ed indubbiamente lo sterzo di quest'ultima è decisamente più sensibile, dopo aver provato 4 Giulietta in varie configurazioni posso confermarlo; il servosterzo elettrico non è piacevole come quello idraulico.
Per qualche alfista duro e puro, direi integralista, tutto si ferma alla 75, il resto è noia, oppure l'Alfa più bella è sempre e comunque quella che esce dai listini, che viene beatificata, anche se però quando era in produzione veniva criticata in ogni bullone.
O.T.:
@Alfa33: condivido anche le virgole del tuo pensiero.
Anche io appartengo al "partito" di coloro a cui piace molto la nuova Giulietta. La 147 ha, tuttavia, probabilmente costituito l'approdo massimo fra le compatte della casa di Arese, a me piaceva molto la versione restyling.
FINE O.T.
Benché non sia questa la sede, avendo aperto la diatriba, mi sembra giusto provare a chiuderla. Cinque anni fa mio padre stava per comprare (più per imprinting che non per altro) la allora appena uscita Giulietta. A stare a sentire l'addetto alle vendite, si trattava di una 8C Competizione sotto mentite spoglie, e alle mie rimostranze sulla dotazione d'accessori ridicola e sulle finiture non trascendentali in rapporto al prezzo elevato, mi sentivo rispondere più o meno "sì ma è pur sempre un'Alfa".
In seguito la provai, trovandola molto maneggevole, ed ebbi modo anche di divertirmi smanettando col D.N.A.
C'è chi dice che in FCA si siano molto impegnati con la Giulietta, e indubbiamente il pianale era di prima classe, più raffinato ad esempio di quello montato su Golf e A3. Ma sul comparto meccanico si era lontani anni luce rispetto a 156 e 147, modelli che, grazie a scelte meccaniche costose e raffinate esaltavano il piacere di guida fino a livelli mai visti, fino a quel momento, su delle medie a trazione anteriore.
Insomma, la Giulietta aveva pure le sue peculiarità, ma queste non erano tali da dissimulare la realtà: si tratta di un'auto figlia della spending rewiew, con troppi dettagli sotto tono per fregiarsi del nome Alfa (innanzitutto la linea, non me ne vogliano i proprietari, non certo brutta ma nemmeno da colpo di fulmine, come fu la "solita" 156).
Per la cronaca, finimmo per comprare una Delta: quella sì una Bravo travestita, ma perlomeno con una dotazione di accessori da fuoriclasse.
Ma sul comparto meccanico si era lontani anni luce rispetto a 156 e 147, modelli che, grazie a scelte meccaniche costose e raffinate esaltavano il piacere di guida fino a livelli mai visti, fino a quel momento, su delle medie a trazione anteriore
Ecco la solita sintesi che concede poco spazio alle repliche.