L'ho fotografata un po' di settimane fa, appena entrato in autostrada per tornare a casa da un weekend al mare. Però l'avevo già vista nel 2018 ad un piccolo raduno "paesano" a circa 100 km di distanza, e in quell'occasione mi aveva colpito molto il particolare contagiri che "sbuca" dal cofano. Sarei curioso di sapere quanto sia utile dal posto di guida...
Chissà se è la stessa che girava dalle mie parti una ventina di anni fa con targa NO 19.....
Quella a cui alludi dovrebbe essere rossa, MY '68 o '69: la notai con compiaciuto stupore sul web tra le partecipanti ad un raduno organizzato per qualche tempo a Dormelletto (NO), sulla sponda piemontese del Lago Maggiore, dalla rivista American Drive, la cui pubblicazione è cessata da circa sei anni.
Questa in foto, MY '70, collezionata in Veneto e piuttosto nota nel "giro", anche perché esibita in raduni di ogni sorta, è a mio giudizio una delle vetture americane più entusiasmanti nella vasta schiera di importazioni degli ultimi vent'anni, che, come ho osservato altre volte, vede un certo appiattimento su pochi modelli sportivi o di lusso ("Mustang" dei MY '64-'68, "Corvette C3", "Camaro" post-'74 e Cadillac Convertibili degli anni '70 si contano a decine), ai quali, da qualche tempo, sembra aggiungersi una certa frenesia per i pick-up degli anni '50 e '60. Il fortunato proprietario ha invece compiuto una scelta raffinata e originale, puntando ad una delle migliori espressioni del genere muscle car, che conobbe l'apice - per la notevole popolarità in patria e la vastità dell'offerta - tra il 1967 e il 1970, con una quantità impressionante di modelli, versioni, allestimenti, motorizzazioni e accessori opzionali, tale da rendere arduo imbattersi in due vetture identiche alla fabbrica.
GM (con l'eccezione quasi naturale della Cadillac) e Chrysler (che riuscì così a riscattarsi da una prima metà del decennio piuttosto opaca) dominarono questo filone - sorto nel 1964 proprio con la Pontiac "GTO", derivata dalla compatta "Tempest" - lasciando più indietro il Gruppo Ford, che, in sostanza, poteva contare principalmente sulle versioni più performanti della "Mustang". Saggiato nei primi anni il gradimento del pubblico per una formula rivelatasi eccezionalmente indovinata (vetture sportive ma sviluppate su piattaforme di grande serie, e quindi economiche, estetica giovanile ed accattivante e ampie possibilità di personalizzazione), il periodo più aureo vide una decisa spinta verso prestazioni brucianti e cubature-monstre, design estremi, aggressivi e fantasiosi, e possibilità di scelta tra una gamma sempre più estesa di opzioni per cucirsi la macchina "su misura", con il risultato che, intorno al 1970, una muscle-car, anche di marchi collocati nella fascia medio-bassa dei grandi Gruppi (Chevrolet, Pontiac o Plymouth, per fare dei nomi) poteva arrivare a costare parecchi "bigliettoni".
La "GTO" del '70, associata nel mio immaginario - nella versione apicale con propulsore 455 c.i. (sic !) - al capolavoro del cinema indipendente americano "Strada a doppia corsia" ("Two-lane blacktop" ), di Monte Hellman (1971), e al suo pilota, sempre pronto ad offrire passaggi ad autostoppisti che spuntano in spazi sterminati per disporre di un uditorio a cui raccontare una miriade di "palle" (uno strepitoso Warren Oates), è una delle più convincenti e celebri incarnazioni di quell'epopea piuttosto breve ma inebriante, come si può già notare dalle sue sagome possenti ma filanti, non disgiunte da numerosi tocchi di sapiente creatività, in primo luogo il bellissimo frontale che assolve anche la funzione di paraurti. Il propulsore è qui il "classico" 400 c.i. (6,6 lt.) disponibile anche su altri modelli Pontiac, con una potenza massima di circa 300 CV, credo - ma non ne sono certo - abbinato alla trasmissione automatica. Colore Sierra yellow e condizioni generali contribuiscono al quadro di eccellenza.
Davvero un magnifico avvistamento, oltretutto colto in un suggestivo scatto dinamico.