Noto anche un'ammaccatura in prossimità dell'indicatore di direzione laterale.
Esemplare comunque molto interessante e complessivamente in buono stato. Nel collezionismo italiano, la Beta Berlina è ancora quasi totalmente ignorata, nonostante la notevole rarità e il rilievo storico.
Bell'esemplare di Beta, ma al collezionista dice poco o niente perché rea di rappresentare la contaminazione Fiat nell'eden Lancia. Terminali di scarico fragilissimi e ruggine passante hanno compromesso il buon nome della Casa, tanto che in Inghilterra è dovuta andar via a gambe levate a causa della rottura dei supporti motore provocati appunto dalla ruggine.
Conciliare raffinatezza meccanica ed eccellenza nelle finiture con prezzi di vendita competitivi e capaci di garantire adeguati margini non è certo banale, e la storia della Lancia offrirebbe in tal senso molti spunti di riflessione, anche se la letteratura dove l'argomento sia affrontato seriamente sotto il profilo tecnico, economico, e di organizzazione aziendale è scarsa, a parte forse il solito volume "Lancia: impresa, tecnologie, mercati", spesso citato da Vincenzo. Episodicamente, ho letto o ascoltato che, a dispetto delle sue modeste dimensioni, l'Augusta arrecò profitti alla Lancia come mai prima nessuna vettura, e che, a discapito della sua raffinatezza e opulenza, l'Aurelia fu mediamente fabbricata in perdita. Occorre anche tenere conto dei modesti volumi produttivi di gran parte delle Lancia, anche durante la gestione Pesenti (ai quali poteva ovviamente concorrere, almeno fino ai tardi anni '50, una limitata capacità di assorbimento dei mercati di sbocco), che impedivano sufficienti economie di scala, nonché talune complessità costruttive, specie in ambito meccanico, il cui impatto sui costi di produzione si rifletteva poi, "a valle", in elevati costi di manutenzione per l'utente, senza dimenticare il bagno di sangue rappresentato dall'impegno nelle competizioni (Sport e Formula 1) voluto da Gianni Lancia, seppure concretizzatosi in vetture di eccellenza, come la D24.
al collezionista dice poco o niente perché rea di rappresentare la contaminazione Fiat nell'eden Lancia
Nel bene e nel male, a seconda dei punti di vista, risiede proprio in questo la principale rilevanza storica della Beta (in aggiunta ad ulteriori considerazioni estetiche o tecniche), che già di per sé dovrebbe indurre qualche facoltoso cultore del marchio ad aggiungere alla propria collezione di Aurelia o Flaminia uno dei pochi esemplari sopravvissuti della prima Lancia a due volumi.