Mi pare che questo esemplare sia stato pubblicato su una rivista specializzata - Ruoteclassiche o Automobilismo d'Epoca - ma non ricordo in quale numero. Se è questo, ha cambiato ben pochi proprietari, contrariamente a quanto spesso accade per vetture simili.
Ferrari considerata a lungo "minore", ed oggi "sugli scudi" come gran parte delle vetture storiche italiane, non può certo rivaleggiare con l'esclusività delle infinite varianti delle "250", ma il suo straordinario disegno, la sua sagoma rasoterra, le qualità comunque offerte dal propulsore adottato anche sulla Dino 2.4 e sulla Stratos, e la maggiore vicinanza ai comuni mortali - diversamente da quasi tutte le 12 cilindri, che, alle aste internazionali, viaggiano almeno sui 4-500k € - la rendono probabilmente più apprezzata dal grande pubblico di tante inarrivabili supersportive.
Costruita dal 1969 al 1973, fu la prima Ferrari stradale a motore posteriore, propulsore che condividerà con la (a opinione di chi scrive, assai più interessante) Lancia Stratos. Non mettendo, ovviamente, in minima ombra l'importanza storica dell'auto in sé, ho tuttavia sempre trovato questo modello una delle Ferrari meno interessanti di sempre. La linea, grintosissima certo, è per i miei gusti sin troppo sinuosa ed elaborata.
Verrò tacciato di blasfemia automobilistica, ma le ho sempre di gran lunga preferito l'erede Dino GT4 disegnata da Bertone, dai più ritenuta (assieme alla Mondial) l'"aborto" della casa modense.
L'ermeticità della mia battuta è una delle caratteristiche che mancano al motore dino in versione 2000 con blocco in alluminio, piuttosto carente quanto a rigidità perdeva olio ed a volte addirittura acqua dalla base delle teste, poi oltre ad una trattabilità piuttosto scarsa il 2 litri vantava anche una lubrificazione carente e "sbancava" spesso, questo è ciò che racconta Jean-Pierre Gabriel nel suo testo Fiat Dino (Giorgio Nada).Riguardo al 2.4 il buon Lampredi fece un discreto lavoro ma il blocco in ghisa aumentò di parecchio il peso, i trafilamenti di olio dalle testate sono rimasti insieme alla cronica tendenza a surriscaldare alla distribuzione che dopo pochi chilometri diventa irrimediabilmente rumorosa alle guide valvole che trafilano olio . L'accensione dinoplex è rognosa ed i carburatori vanno regolati spesso.Ricordo da bimbo le prese in giro di mio padre che a quel tempo guidava una Bmw 2800 cs rivolte ad un suo caro amico dotato di una splendida Dino 2400 coupè sempre molto capricciosa (ed anche più lenta)
Quando si dice che i gusti sono personali: @ PrinceMax, io invece considero la Dino 246 GT una delle Ferrari più belle, e da me molto desiderabile, trovo la linea morbida e sinuosa molto interessante, l'assetto basso evidenziato nella prima fotografia mi cattura tantissimo. Prendo atto di queste notizie riguardanti il motore, riportate da bayerische
E' proprio questo il bello. Ma io sono sempre stato un caso anomalo, da piccolo se avevo davanti una Lamborghini Countach ed una Talbot Tagora mi fiondavo a vedere la sfortunata berlina francese: quindi il mio giudizio lascia assolutamente il tempo che trova!
Aggiungo qualche precisazione al commento di Bayerische.
La relativa debolezza del 2 litri Ferrari - che discendeva dal propulsore V6 ideato per la Formula 2 oltre dieci anni prima dal figlio di Enzo Ferrari, Dino, e sviluppato in realtà dal leggendario Vittorio Jano - è piuttosto nota, soprattutto per quanto riguarda la versione depotenziata di circa 15 cavalli adottata dalla FIAT Dino, data la maggior diffusione di questo modello, mentre della prima 206 GT si costruirono, se non ricordo male, solo 150 esemplari. Molto utile l'elenco dei difetti che ne ha stilato Bayerische; va peraltro ricordato che la 206 GT, grazie anche al peso molto contenuto, era capace di prestazioni brucianti, che la collocavano al vertice delle due litri all'epoca disponibili, includendo le coeve Porsche 911 S, che pure non scherzavano.
La 246 qui postata, che della 206 costituisce un'evoluzione, oltre che più nota, infinitamente più fortunata sotto il profilo commerciale, beneficiava di un nuovo motore 2,4 lt. riprogettato da Aurelio Lampredi, come giustamente ricordato, allo scopo di superare i problemi di distribuzione e di affidabilità delle testate dei cilindri del 2 litri originario. Poiché in quella stagione non sarebbe stato più necessario derivarne unità a destinazione agonistica, il motore fu dotato di testata in acciaio anziché in alluminio, rendendo la vettura più pesante, seppur sempre piuttosto leggera in assoluto. L'accresciuta cilindrata compensò ampiamente il maggior peso, mantenendo, nell'ambito della categoria, una supremazia nelle prestazioni ora conseguita con minor affaticamento della meccanica. Il fatto che la FIAT Dino risultasse "più lenta" - in termini relativi, ovviamente, giacché chi ha posseduto la 2.4 mi ha riferito di una vettura superba - era dovuto a un peso molto superiore (mi pare 3 quintali circa) rispetto alla Dino 246, e ai già ricordati quindici cavalli di differenza, che tali restarono nella motorizzazione superiore, oltre che, ritengo, a una minore efficienza aerodinamica.