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Fiat Ritmo 60 CL 3p.

fiatritmoandreazon20140121.jpg
Anno 1979, targhe bianche del 1986 (AndreaZon).

Data: 22/01/2014
Commenti: 8
Visualizzazioni: 1989
Commenti
#1 | bob91180 il 22/01/2014 10:05:17
Se fosse mia ed avessi disponibilita' ... etc. etc. ...
#2 | Markino il 22/01/2014 11:55:28
Se fosse mia ed avessi disponibilita' ... etc. etc. ...

Oramai Roberto sappiamo tutto Grin
#3 | Nelson Wilbury il 24/01/2014 09:00:59
Mah, io non capisco tutto questo interesse per le repliche da corsa... Secondo me è il modo migliore per levare queste macchine dalla circolazione e condannarle all'oblio.
Cioè, una replica, lo dice la parola stessa, è una riproduzione; in questo caso costosa, quindi la definirei una specie di tarocco di lusso, e la domanda è: ne vale la pena?
Per fare una macchina decente io penso non si debbano spendere meno di venticinquemila euro (lo so da chi ne ha fatta una con tutti i sacramenti) e infatti una delle poche belle è in vendita da anni alla bellezza di 40.000.

Che è poi il prezzo di una auto d'epoca già di un certo livello, rara e autentica: non spenderei mai un milione di euro per una copia di artista della Gioconda, preferisco comprare il poster da dieci euro; spendereste migliaia di euro per la fotocopia di un album di figurine del '70?

Per poi farci cosa? Due cronoscalate all'anno la domenica?
Ma a quel punto non è molto meglio salire in macchina, girare la chiave ogni volta che ti va e "motorare" come e quanto ti pare?

Se si ha la fregola delle prestazioni ci sono le 2000 Abarth che alla fin fine hanno prestazioni simili ma una fruibilità totale e quotidiana, e con elaborazioni veramente minime possono dare grandi soddisfazioni (e infatti sempre la stessa persona che conosco che aveva la replica da corsa se l'è venduta per una normale sportiva e ora almeno se la gode anche andando a comprare il giornale).

Certo, il fascino di una 75 Gruppo-che-volete è indiscutibile, ma proprio per questo torno a dire: ma una 65 come la mia, con la sua storia di macchina di famiglia di tutti i giorni, potrà mai “comprarlo” con una elaborazione?

Secondo me no: la verità è che non è mai stata una 75 meno che meno una Gruppo 2, e che non lo può certo diventare a 33 anni. Resterà sempre la Ritmo "della dottoressa", mia madre, che mi portava a scuola e poi andava all'ospedale, e che tutti nel condominio conoscono da sempre: staccarle le targhe, trasformarla e attaccarle gli adesivi Alitalia cancellerebbe per sempre QUELLA Ritmo e non ne farebbe una 75 Gruppo 2 in più, perché resterebbe sempre una replica che non ha vinto niente, che ha solo portato bambini a scuola e adulti al lavoro.
E che nella migliore delle ipotesi se ne starebbe chiusa in qualche rimessa trecentosessanta giorni all’anno, nella peggiore andrebbe sbattuta fuori strada.

E devo anche dire che da amante monogamo della Ritmo, spenderei diversamente certe cifre: una 131 Abarth Stradale, una Abarth tipo 850/1000 di quelle vere, dove c'è scritto Abarth sul libretto...
#4 | Total III il 24/01/2014 11:11:29
Niente da aggiungere, se non: quoto.
#5 | fiat 138 il 24/01/2014 13:47:21
Parole sante
#6 | fabio200 il 24/01/2014 23:49:58
Io vado controcorrente e spendo qualche parola sulle repliche.
Dipende molto da motivazioni e qualità.
La cattiva reputazione di quasi tutte le realizzazioni è dovuta proprio all'assenza di questi due elementi. Su questo concordo in pieno.
Però ci sono vetture che sono scomparse o comunque rarissime, che in assenza di replica sarebbero perdute nella memoria e nella testimonianza fisica.
Oppure esemplari così preziosi e rari che è consigliabile non rischiarli in gara.
Cito uno degli esempi a mio parere più eclatanti.
La Fiat negli anni '70 preparò una 127 Gr.2 Alitalia per alcune gare di campionato del mondo rally.
Ebbe vita sfortunata e andò perduta.
Alcuni anni fa un paio di appassionati decise di produrne una replica fedelissima costata non solo tempo e danaro, ma soprattutto una certosina e faticosa ricerca storica e tecnica. Parliamo di un esemplare unico.
Oggi la si può ammirare alle più importanti manifestazioni rievocative, assolutamente indistinguibile dall'originale nei più reconditi dettagli.
Credo che chi ha investito tempo, soldi e passione in una operazione di recupero della memoria storica meriti riconoscenza e rispetto, piuttosto che rimpiangere una scocca di 127 destinata alla pressa.
#7 | neim4 il 25/01/2014 08:25:09
Grazie Fabio Smile
#8 | Nelson Wilbury il 25/01/2014 11:06:00
Benissimo, sono d’accordo su tutto, e ringrazio io per primo chi ha fatto questa replica, e non mi sogno certo di rimpiangere una 127 da demolire: lo hai detto tu, dipende da motivazioni e qualità, e già questo basterebbe a dire che stiamo dicendo la stessa cosa.

Infatti credo tu ti renda conto prima di me che è la classica eccezione che conferma la regola: non credo che venga amministrata come certi cessi che trovi anche in vendita a meno di diecimila euro, verniciati a gavettoni, con il rollbar in tubi di acqua usati e i condotti lavorati a raspa, giusto?

Oltretutto tu mi parli di UN esemplare, costruito con il ben preciso e lodevole mandato del mantenimento di una memoria storica, uno scopo quasi didattico: è come la famosa copia della Gioconda da un milione di euro, che se deve servire ad essere studiata nei licei artistici te l’appoggio io per primo, e ci mancherebbe.

Purtroppo non è la regola, e tu credo me lo potrai confermare.

Poi i casi positivi sono tanti: un mio amico ha costruito una Laverda 750 SFC che non è nemmeno una replica, ma a tutti gli effetti un originale postumo, essendo realizzato attingendo tutti i particolari direttamente in Laverda e con la consulenza di Piero Laverda; la base era una SF con numero di telaio e di motore coincidenti (una evenienza più unica che rara) e una targa da urlo; eppure mica gli ho lanciato gli anatemi: come diceva Doc di Ritorno al Futuro, “Dovendo fare una macchina del tempo tanto vale usare una bella macchina!” Grin l’importante è che poi esca fuori qualcosa all’altezza.

Allora, QUELLA 127 di sicuro non me la rimpiango, e nemmeno la Laverda 750 SF; però per queste due ce ne sono altre cento che corrono e fanno venire solo voglia di piangere.

Questo per restare almeno fuori dall'ambito della pura e semplice malafede: resta poi tutto il giro di macchine puramente CONTRAFFATTE come il caso delle GTA che sembrano essere oggi a libretto più di quelle prodotte al tempo, ma questa è un'altra storia ad un altro livello...
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