Bello ed evocativo anche il panama, immagino di Borsalino, appoggiato sulla cappelliera. Chapeau!

Esemplare in condizioni magnfiche appartenente alla serie generalmente considerata più riuscita ed equilibrata. Orientamento al quale mi associo: benché la mia preferenza vada in genere alle serie di origine, trovo che l'Appia del 1953 non sia pienamente convincente nel suo tentativo di replicare in scala ridotta la coda dell'Aurelia B10, la cui sinuosità si esprime compiutamente su uno spazio carrozzabile più ampio. La 2a serie, ridisegnata nel 1956 da Piero Castagnero, nel quadro del nuovo corso avviato dalla gestione Pesenti, e dotata di un terzo volume "vero", assume quasi un respiro da berlina media, sul genere della coeva "Giulietta", seppur dotata di un propulsore di soli 1100 cc. Ottimo, come da tradizione Lancia all'epoca, il grado di finitura, soprattutto per quanto concerne gli interni, rivestiti con il leggendario "panno".
Notevole, in questo esemplare, il contrasto tra il blu Lancia del corpo vettura e le cromature, nonché il bianco dei fianchi gomme.

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