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Chevrolet Impala Sport Coupé

chevroletimpalathemarcello20150123.jpg
Anno 1960, targhe ZA in formato europeo (Themarcello).

Data: 24/01/2015
Commenti: 9
Visualizzazioni: 1679
Commenti
#1 | time101cv il 23/01/2015 08:32:44
www.targhenere.net/images/001/l88id_zpsifceibia.jpg
(foto "Themarcello" )
#2 | Themarcello il 23/01/2015 09:26:52
Grazie Staff Smile
#3 | Markino il 23/01/2015 20:31:02
Seguendo una strada già battuta con la Bel Air, nata nel 1950 come versione top di gamma in configurazione Coupé Hardtop, e ampliata dal 1953 ad una serie completa di vetture (un copione che si ripeterà spesso nell'industria americana), la Chevrolet, già a partire dal 1959, trasformò la grintosa Impala, introdotta solo un anno prima in configurazione Coupé Sport o Convertible, in una linea autonoma declinata in ogni tipo di carrozzeria. Il nuovo modello "schiacciava" verso il basso il resto della gamma, rivisitata già nel 1958, e articolata, a scendere, nelle serie Impala, Bel Air e Biscayne. Contestualmente a tale metamorfosi, il 1959 segnò l'introduzione di nuove piattaforme con carrozzerie filanti e ribassate, che dovevano mantenere la produzione GM allineata alle evoluzioni formali della concorrenza, specie del Gruppo Chrysler, che aveva radicalmente rivisto il proprio stile già nel 1957.
La Chevrolet del '59, in particolare, esibiva una sconcertante coda con enormi pinne orizzontali ricurve, che rappresentarono, insieme ad altri casi estremi (Cadillac in testa), l'apoteosi degli anni dello styling, e che stridevano con un corpo vettura per il resto complessivamente pulito e privo di grandi guizzi. Nonostante l'eccesso, le vendite risultarono soddisfacenti, dopo un 1958 segnato dalla recessione, e, per il modello 1960, la formula fu sostanzialmente conservata: si intervenne soprattutto sul disegno della coda, rendendo squadrate le pinne originariamente curve, con un risultato non molto migliore. Opportunamente risagomata, restava la profonda scalfatura sulla fiancata che girava fino in coda. Il tutto per costi di stampaggio che non dovevano essere certo modesti, da ammortizzare in un solo anno. Anche il frontale fu ristilizzato e reso più sobrio.
Questo bell'esemplare dovrebbe essere equipaggiato con un propulsore 8V di 4,6 lt.; la configurazione two doors, la livrea color rame con padiglione bianco, e i cerchi sportivi, lo rendono particolarmente accattivante e grintoso.
#4 | Themarcello il 23/01/2015 21:44:18
i57.tinypic.com/2qsuq34.jpg

Interni con i classici dadiSmile
#5 | gabford il 23/01/2015 22:10:08
Il nome corretto della versione a due porte, come riportato nelle brochure dell'epoca, è Impala Sport Coupe.
La livrea bicolore dovrebbe combinare la livrea ramata "Suntan copper" con il "Fawn beige" (che appare effettivamente quasi come una tinta bianca).

per il modello 1960, la formula fu sostanzialmente conservata: si intervenne soprattutto sul disegno della coda, rendendo squadrate le pinne originariamente curve, con un risultato non molto migliore

Fu cambiato anche il disegno dei fari, per i quali, in luogo dell'originale forma a goccia del MY '59, furono adottati tre elementi circolari più "convenzionali", che mi pare siano stati mantenuti, in varie declinazioni, fino al MY '65.
#6 | Markino il 24/01/2015 00:50:43
Interni con i classici dadi

Già, sono un quasi un must sulle americane anni '50-primi '60.
A me farebbero venire l'esaurimento nervoso nghenghe

Di questo MY mi piace molto, tra l'altro, il lungo fregio sulla fiancata che contiene la denominazione del modello, e che termina con una vistosa sagoma a freccia/aereo/razzo.
Riguardo agli influssi del mondo aeronautico e dell'avventura spaziale sul design delle auto americane tra fine anni '40 e anni '60, credo che potrei scrivere un libro...
#7 | Danip il 24/01/2015 22:14:23
Riguardo agli influssi del mondo aeronautico e dell'avventura spaziale sul design delle auto americane tra fine anni '40 e anni '60, credo che potrei scrivere un libro...

E allora è sempre ben gradita una digressione aerospaziale nei tuoi sempre precisi ed eccezionali commenti, pure questo ambito mi ha sempre appassionato, non sapevo di questi influssi sulla produzione automobilistica.
#8 | gabford il 25/01/2015 00:29:31
Riguardo agli influssi del mondo aeronautico e dell'avventura spaziale sul design delle auto americane tra fine anni '40 e anni '60, credo che potrei scrivere un libro...

Influssi che si estendevano poi automaticamente agli scenari pubblicitari. In numerosi manifesti dell'epoca troviamo le vetture americane inserite in un contesto a tema aeronautico o che richiama la space age. Limitatamente agli anni '50, modelli che sono accostati a tali ambiti sono, ad esempio, la Buick Roadmaster (1953, 1954), la Ford Fairlane (1958, in questo caso in collaborazione con gli autonoleggi AVIS) e la Pontiac Super Chief (1958).
Un discorso a parte merita la Oldsmobile, che aveva adottato dal 1949 un motore V8 denominato "Rocket", evolutosi con varie denominazioni "spaziali" fino al 1990, motivo per cui il razzo divenne via via parte integrante del logo della casa. Molte pubblicità di modelli Oldsmobile avevano quindi richiami diretti al mondo aerospaziale, che si rifletteva anche nel nome (ad esempio la Starfire): esempi in tal senso riguardano la Super 88 (1952), la Ninety-Eight (1954 nella versione convertibile Starfire, e 1959), ma molti altri potrebbero essere citati.
In virtù del contributo alla ricerca aerospaziale apportato dall'industria petrolifera, anche quest'ultima produceva pubblicità in salsa "stellare" di carburanti per uso automobilistico, ad esempio ad opera della Sinclair Oil Corporation (1959).
Mi scuso per il pippone, ma il caso ha voluto, per vostra sfortuna, che proprio oggi stessi sfogliando un volumetto che raccoglie pubblicità di vetture americane (e dintorni) degli anni '50, per cui mi è risultato relativamente semplice ricavarne un riassunto tematico nghenghe.
#9 | Sauro il 03/07/2020 22:31:11
Perché ostinarsi con certi cerchioni... che poi son sempre quelli con poche differenze? Brutti brutti... brutti. Rovinare ciò che nasce già perfetto!!
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