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Triumph TR3

triumphtr3kanonx20160521.jpg
Anno n.c., targhe alfanumeriche del 1996 rifatte nel nel vecchio formato inglese (Kanon X).

Data: 21/05/2016
Commenti: 3
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Commenti
#1 | Markino il 21/05/2016 10:22:11
Data l'assenza delle maniglie alle portiere, si tratta probabilmente di una prima serie "bocca stretta", anni 1955-'57.
Gli unici elementi che mi piacciono di quest'auto ( Grin ) sono la targa alfanumerica riprodotta secondo il formato british dell'epoca, e i cerchi in tinta con il corpo vettura, perdipiù rossi.
#2 | pigi54 il 21/05/2016 12:45:45
So che queste vetture a Te Marco non sono particolarmente gradite,ne hanno negli ultimi anni importate tante da renderla quasi comune,ma se nell'ambito dei collezionisti è così richiesta un motivo ci sarà.Ne hai mai guidata una? motore brillante pieno di coppia cambio corto con innesti precisi e veloci estremamente reattiva sterzo duro ma molto diretto insomma divertentissima da guidare senza poi dimenticare che ai suoi anni partecipava con ottimi risultati ai più importanti rallye e maratone su strada del periodo con una affidabilità sconosciuta alla maggior parte delle altre vetture inglesi
#3 | Markino il 24/05/2016 22:41:33
Per rispondere a Pietro, dico anzitutto che il mio scarso gradimento è dovuto in primo luogo al frontale "bocca stretta", decisamente migliorato nella successiva "bocca larga" del 1958, l'auto di "Marcello", giornalista combattuto tra frivolezze e un flebile richiamo all'impegno nell'indimenticabile "La dolce vita" (1960). La brillantezza della "TR3" è indiscutibile, ma bisogna pure considerare che ad equipaggiarla è un propulsore di ben 2 lt., oltretutto con un corpo vettura piuttosto leggero; la coeva Giulietta Spider Veloce, probabilmente meno elastica data la cilindrata di soli 1,3 lt., era comunque più rapida, e, aggiungo io, molto più armoniosa nell'estetica.
Il successo di questo modello - insieme ad altri, tutti stranieri - presso i collezionisti nostrani, è a mio giudizio dovuto in non trascurabile parte ai prezzi oramai molto più contenuti rispetto a molte glorie nostrane, alla facilità nel reperimento dei ricambi (senza dover contrarre ogni volta un mutuo) e, in molti casi, alla minore complessità nei restauri, dato che parecchie bellissime vetture italiane degli anni '50 sono state costruite in pochi esemplari, mentre queste sono a tutti gli effetti vetture di grande serie. Se poi allargassimo il discorso al cambio generazionale tra collezionisti, e allo scadimento del livello culturale di molti dei "nuovi" rispetto ai "vecchi" (un tema al quale, se ricordo bene, aveva accennato tempo fa anche Gabford), temo rischierei di scrivere cose sconvenienti...
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