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VW Maggiolino 6V

maggiolinoneeskens202100804.jpg
Anno 1966 (Neeskens78).

Data: 04/08/2021
Commenti: 11
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Commenti
#1 | Francesco240D il 04/08/2021 10:25:49
Uno dei colori più belli e insoliti, qui da me ce n'è uno identico, ma è un Maggiolone.
#2 | bob91180 il 04/08/2021 11:44:58
Si molto bello , blu cobalto o verde smeraldo ?
#3 | Markino il 04/08/2021 12:46:51
Sembrerebbe quella sorta di bluette abbastanza tipico per le "Typ 11/113" di quegli anni.
Sebbene siano oramai vetture con almeno 55/60 "primavere", le "6 Volt" nostrane evidenziano un tasso di sopravvivenza assai elevato, segno di un'affidabilità e di una qualità costruttiva superiore a gran parte delle vetture coeve (o successive), e, presumo, anche di una clientela rispettosa ed affezionata al proprio mezzo, nonché restìa a sostituirlo con auto più aggiornate (circostanza che spiegherebbe le numerose targhe originali ancora riscontrabili).
#4 | Nathan il 04/08/2021 14:11:18
La riflessione è corretta. E difatti, queste vw erano auto di qualità, di sostanza, fatte per durare eternamente da ogni punto di vista.
Personalmente ad oggi le apprezzo molto e ne ho pure una.
Mi metto però nei panni dell’automobilista tipo che nel ‘66 doveva comprare un’auto nuova. Ebbene, con tutta la scelta che poteva esserci attorno, soprattutto nazionale, perché comprare un’auto esteticamente vecchia, costosa, scomoda, lenta, con poco baule, e che consumava come una petroliera?
Senza contare il fatto che erano passati pochi anni dalla fine della guerra, era già sparito tra il popolo il risentimento verso la Germania?
#5 | Markino il 04/08/2021 16:04:15
Nel 1966, infatti, la domanda si era decisamente indebolita: appena 7.757 unità, a fronte di 11.977 pezzi nel 1965, comprendendo in entrambe i casi la versione "1300", consuntivi lontanissimi dal boom del 1963, ben 44mila unità, all'incirca dimezzate nell'esercizio successivo, quello della "congiuntura".

era già sparito tra il popolo il risentimento verso la Germania?

Questo è uno spunto che apprezzo - e che "sento" - particolarmente, rallegrandomi che provenga da un utente piuttosto giovane.
Sebbene tante, terribili, ferite fossero - giustamente - ancora vive, all'inizio degli anni '60 si respirava un'aria molto diversa rispetto all'immediato dopoguerra. A livello macro, la collaborazione tra le classi dirigenti di Germania, Francia e Italia (oltre ai paesi "Benelux" ) aveva portato alla formazione diella Comunità Economica Europea (il Trattato di Roma è del 1957), e, prima ancora (1951), della Comunità Europea del Carbone e dell'Acciaio, passi che dovevano costituire le basi, in prospettiva, di una federazione europea già nella "testa" di alcuni importanti intellettuali antifascisti (basti pensare ad Altiero Spinelli, e al Manifesto di Ventotene del 1941). A livello micro, si può ricordare ad esempio un crescente flusso estivo di turismo tedesco che iniziava a punteggiare le coste del lago di Garda e del Mare Adriatico, ben accetto anche in nome di questo nuovo clima "europeista" che soffiava da qualche anno; gli stesso numeri di vendita delle Volkswagen, in forte ascesa nel biennio 1962-'63 grazie alla caduta "tardiva" dei dazi doganali, possono essere indicativi di un'aria più distesa, sebbene certamente non rappresentativi dell'intera popolazione italiana.
#6 | bob91180 il 04/08/2021 18:09:18
Eh be' i marchi pesanti erano molto graditi , da che mondo e' mondo pecunia non olet ...
Pero' i krukki si che puzzavano , e se ne stavano beati tra loro negli hotel di lusso , mentre , quelli di noi che andavano al mare potevano permettersi solo le pensioncine familiari o gli appartamentini nei sottoscala ...
#7 | Francesco240D il 05/08/2021 01:19:47
Dico solo una cosa: ci sarà un motivo se in America latina lo hanno prodotto fino al 2003... Pfft
#8 | Nathan il 05/08/2021 16:09:21
Grazie per la risposta, molto interessante come sempre.
Tornando al mio discorso la domanda era “ambientata“ nel 1966 perché è l’anno dell’esemplare in foto, ma per come la penso il discorso era il medesimo anche, ad esempio, nel 1963 o nel 1973, la concorrenza italiana è sempre stata numerosa e migliore.
Credo che sia sempre stata un’auto vecchia il maggiolino, e per quanto fosse già all’epoca un’icona, non comprendo del tutto il suo successo.
2cv e R4, erano si icone ed auto vecchie, ma dalla loro avevano una praticità unica, un prezzo molto vantaggioso ed erano le auto più economiche nell’utilizzo.
#9 | prof il 05/08/2021 17:31:21
Mio zio ne acquistò una nuova nel 1971. Quando ne avrò occasione, gli chiederò cosa lo spinse a sceglierla.
#10 | ARGiuliasuper il 05/08/2021 18:24:54
L’eccellente analisi di Marco evidenzia come, dopo un iniziale boom di vendite, ad inizio degli anni ’60 la quota di vendite era diminuita attestandosi su valori costanti. Si trattava dello zoccolo duro di coloro per i quali esisteva un’unica automobile: il Maggiolino.
Un mezzo di trasporto semplice, indistruttibile, costruito con materiali in grado di resistere in eterno ed economica da manutenere. Una pubblicità dell’epoca, decantando la semplicità costruttiva della vettura, diceva “quello che non c’è, non si rompe”. L’utenza adorava la sicurezza che il Maggiolino, con la sua linea datata ma simpatica, con soluzioni tecnologiche antiquate ma coerenti, conferiva senza fronzoli e colpi di testa, sempre, apparentemente, uguale a sé stesso e, quindi, senza passare mai di moda.

Mio suocero ne comprò uno nel 1965 che tenne fino al 1983, quando dopo 500.000 km di onorato servizio il motore esalò l’ultimo suo respiro. Egli ne comprò un altro esemplare, del 1971 che andava come un orologio e che non volle restituire al venditore che, pentito, arrivò ad offrirgli anche più danaro pur di riaverla.
Solo dopo le proteste dei figli che forse, dissimularono il comprensibile anelito ad avere un’auto moderna con fondate argomentazioni sui consumi elevati del “nuovo” Maggiolino, egli si decise a disfarsene. Per altri dieci anni, abbiamo avuto notizia delle sue gesta eroiche in scenari bucolici, pur alimentato con benzina agricola. Indistruttibile!
Con i dovuti distinguo, lo spirito e le motivazioni erano simili a quelli dell’utenza che, come raccontava un mio amico che lavorava come venditore in un concessionario Volvo, all’inizio degli anni ’90 entrava nel salone e sentenziava: “non fatemi vedere niente d’altro: voglio una Polar”.
#11 | alessandro96 il 05/08/2021 23:54:21
C'è indubbiamente un elemento di affezione a giustificare in parte le vendite del maggiolino, almeno dalla seconda metà o dalla fine degli anni '60, fatto che comunque non era senza giustificazioni. Ad inizio anni '60 il maggiolino era la 1200 più economica; non la più veloce, ma con tutte le caratteristiche per poter promettere robustezza e longevità con poca manutenzione. Ho sotto mano la sua pagella di Quattroruote 02/61, molto buona soprattutto per il comportamento su strada; ai consumi viene dato un 8, infatti negli anni '60 erano in linea con quelli della sua categoria, mentre l'immagine a volte un po' stereotipata che se ne ha è nata più che altro negli anni '70 e soprattutto per le motorizzazioni più potenti. Qui, rispetto ad altre auto di cilindrata equivalente le cui case nel frattempo erano andate avanti anche sull'economicità di consumi, VW stentava. Inoltre il maggiolino poteva essere si meno pratico delle coeve 2cv e R4, auto che avevano fatto della praticità il loro punto forte, ma in quanto a solidità, finitura e comodità era evidentemente superiore. Il fatto che fosse semplicemente “differente” non è un punto da poco, non si è sempre perfettamente razionali quando si acquista un'auto, e il maggiolino già allora si faceva riconoscere fra mille. In ultimo, mi piace pensare che una fetta di merito l'abbiano avuto anche le geniali pubblicità dell'agenzia DDB, a loro modo rivoluzionarie.
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