Trazione anteriore, motore raffreddato ad acqua montato all'avantreno, linea sobria e pulita uscita dalla matita di Giorgetto Giugiaro, che disegnò una coupé fastback con portellone posteriore e linea di cintura che saliva all'altezza del finestrino posteriore: fu tanto il denaro (e l'ambizione!) che la Volkswagen investì sulla Scirocco, speranzosa di replicare il successo del Maggiolino/Maggiolone, che era oramai in produzione da moltissimi anni.
Il telaio era di tipo portante (monoscocca), mentre le sospensioni erano a ruote indipendenti (MacPherson) davanti e a ruote interconnesse (semi-indipendenti) dietro; freni a disco.
In realtà la Scirocco, appartenente ad una tipologia che a seguito della crisi petrolifera del 1973 non era più così tanto apprezzata nel nostro paese, conobbe in Italia un riscontro di acquirenti davvero modesto, di sicuro non paragonabile al resto dell'Europa.
Bisogna anche contare che fu schiacciata dalle concorrenti nazionali, l'Alfasud Sprint e la Lancia Beta Coupé, che, in uno con lo scetticismo che all'epoca l'italiano medio nutriva verso le auto straniere, offrivano prestazioni nettamente superiori a parità di cilindrata.
Lo splendido esemplare immortalato, dotato di propulsore da 1,4 litri a carburatore singolo, erogante 70 CV, costituisce una versione intermedia, la "LS", che si poneva fra la ultra-basica "L" e la semi-sportiva "TS".
Ulteriore strabiliante avvistamento del mio omonimo Massimiliano "Enea", cui vanno i miei ennesimi, meritatissimi complimenti.

Avendo vissuto i tempi in cui queste macchine circolavano normalmente, devo dire che, pur non avendo ora numeri precisi sotto mano, il riscontro commerciale che ottenne da noi la prima serie non fu poi così modesto, tenuto anche conto del declinante interesse verso le coupé per famiglia nella 2a metà degli anni '70, sul quale incise sicuramente il difficile contesto economico, che indirizzò la clientela verso auto con configurazione più tradizionale.
In generale, si trattava di una vettura ben costruita e dall'estetica filante e molto gradevole, espressione della nuova strategia Volkswagen che metteva in soffitta la politica - sostanzialmente - del "modello unico", già cara a Henry Ford e André Citroen, al quale doveva sostituirsi una gamma articolata con cui presidiare una pluralità di segmenti di mercato, come avvenne puntualmente e con grande successo. Oltre alla Golf (1974), che raccoglieva il testimone del Maggiolino, all'incirca nello stesso periodo furono lanciate la Passat, che divenne la vettura media per eccellenza dell'automobilista tedesco, e, appunto, la Scirocco, che soddisfava velleità "sportive", peraltro più nell'apparenza che nella sostanza, non disgiunte dall'esigenza di comodità e spaziosità interna, accresciute dalla praticità del portellone.
Da noi le prime serie in ordine sono oramai molto rare, ma probabilmente più numerose degli esemplari appartenenti alla serie successiva, a mio giudizio poco riuscita, e che in Italia ebbe una diffusione molto scarsa.
Notevole l'esemplare postato.

Come detto precedentemente soffri la concorrenza delle blasonate e supercollaudate coupè di origine italiana, preferite da un'utenza poco avvezza a riconoscere nel marchio tedesco delle doti di sportività e aggressività, almeno fino alla presentazione della celeberrima Golf Gti, dopodichè il quadro mutò radicalmente aprendo nuovi scenari dei quali tutti noi conosciamo gli sviluppi innescati.
Ricordo che ai tempi andavo a ripetizione di latino, e il fratello di un'amica ci accompagnava a casa, con una Ts bianca, era una macchina che non passava inosservata.
La mia amica era svizzera, per l'appunto un italiano avrebbe scelto una concorrente italiana.

Confermo, se mai ce ne fosse bisogno, l'analisi di Markino. Le prime Scirocco vendettero bene in Italia nonostante la formula del coupé di impostazione sportiva con però prestazioni modeste, si ripeté in sostanza quanto accadde con la Karmann Ghia Tipo 14 (della quale la Scirocco era l'erede designata, avendo la medesima relazione con la Golf di quella tra la KG ed il Maggiolino) che riscosse nei primi anni 60 un buon successo anche nel nostro paese.
Come per la KG anche per la Scirocco la fine produzione vide numeri di vendita sul mercato italiano ridotti ai minimi termini e credo, ma si tratta di una opinione personale, per la longevità delle vetture unita al rapporto che si instaurava con i tipici clienti di queste automobili così di nicchia, non era infatti infrequente che le Karmann Ghia, così come le Scirocco, rimanessero per lungo tempo nelle mani dei primi proprietari che non sentivano alcuna esigenza di cambiarle vista la loro proverbiale durevolezza; per semplificare direi che vendute quelle che si dovevano vendere altri clienti non ce n'erano.

Che rarità!!

Molto bella! Ogni tanto pure qui da me fino ad un po' di tempo fa ne vedevo una, nera con targhe nere, tenuta molto bene, poi non l'ho più vista.

Aggiungo che la Scirocco fu lanciata con buon successo anche sul mercato Statunitense in cui fini' quasi la meta' della produzione

Bello scatto che mette in risalto una linea sportiva di suo, senza ricorrere ad alcun eccesso ma efficace nella sua pulizia e semplicità
Su questo stile a "coda spiovente" rimango particolarmente sedotto nelle diverse evoluzioni susseguite negli anni nei molteplici modelli pur negli svariati contenuti stilistici .. alfa sud ,alfa 33, (astra G) e le altre che verranno.
Stilisticamente un ruolo importante in questo modello è dato dal portellone posteriore che conferisce al modello una personalità tutta sua

(foto "Luzzo" )