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Imperial 4-door hardtop

chryslerimperialalessio20150809.jpg
Anno 1963, targhe ZA (Alessio3373).

Data: 16/03/2025
Commenti: 11
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#1 | Markino il 09/08/2015 12:19:16
Non è affatto consueto incrociare un'americana dotata di omologazione ASI: gli appassionati di queste vetture si tengono spesso alla larga dalla "certificazione", e vivono in un mondo associativo separato, quasi settario, tanto da tenere in scarsa considerazione - non sempre, ma comunque spesso - le auto di produzione europea, proprio a cominciare dalle italiane. Se però Alessio ha letto l'anno - e il nome - sulla targhetta ASI, si capisce almeno uno dei motivi di questa ripulsa per il "massimo" ente del nostro automobilismo storico. E' presto detto: non è una serie 1961, e, a rigore, non è neppure una "Chrysler". A parte la griglia anteriore, che non "batte" con l'anno, è stata la mancanza delle pinne posteriori, le più sfacciate mai adottate su questo modello, nonostante gli anni '50 fossero terminati, a farmi risaltare l'incongruenza. L'anno corretto è il 1963, e il marchio è proprio "Imperial", Divisione specifica del Gruppo Chrysler (al pari di Dodge o Plymouth) creata per i modelli più lussuosi costruiti tra il 1955 e il 1975, che riprendeva una denominazione utilizzata per tale fascia merceologica sin dalla fine degli anni '20.
A parte gli anni 1955-'57, piuttosto soddisfacenti, specialmente quest'ultimo, segnato dalla comparsa delle nuove sagome ribassate dovute alla mano di Virgil Exner, l'Imperial non riuscì mai neppure a scalfire la posizione di mercato non dico della Cadillac, che vendeva una quantità di vetture spropositata, ma neppure della Lincoln, che pure era molto distanziata dall'imprendibile rivale. Si trattava in realtà di ottime automobili, ben rifinite e dotate di ogni confort e congegno disponibile all'epoca, ma, per limitarsi ai primi anni '60, penalizzate da uno stile che tutti avevano progressivamente abbandonato dopo il 1959, e che qui proseguì invece ancora più marcato sino al 1962, con riscontri commerciali sempre più scarsi. Nel frattempo, il passaggio di testimone tra Virgil Exner ed Elwood Engel, proveniente dal Gruppo Ford, dove aveva ridisegnato con mano sobria la Lincoln Continental '61, pose le premesse per un cambio di rotta nello stile, che si inizia ad avvertire già nell'esemplare fotografato, oramai privo delle pinne. Restava ancora, invece, il grottesco frontale introdotto con il MY 1961, con i caratteristici proiettori fissati su un'apposita sede, che sembrano "galleggiare" precariamente nell'incavo a lato della griglia.
La gamma era articolata, a salire, nelle serie "Custom", "Crown" e "Le Baron", e la versione "4-door hardtop", qui ritratta, dovrebbe ancora chiamarsi "Southampton", come nel 1961. Per individuare la serie specifica, forse un'intermedia "Crown", servirebbero altre viste, salvo che Gabford non abbia la voglia e la pazienza di cimentarsi nell'impresa Grin
Vettura impegnativa e tutt'altro che scontata rispetto alla media delle americane importate negli ultimi anni (troppo spesso limitate a Mustang, Camaro, Firebird, Corvette o Cadillac), ma piuttosto lontana dai miei gusti.
Ottimo avvistamento, in ogni caso, come d'abitudine per Alessio Smile
#2 | gabford il 09/08/2015 17:05:39
la versione "4-door hardtop", qui ritratta, dovrebbe ancora chiamarsi "Southampton"

Le Four-Door, nel '63, sono semplicemente declinate nelle tre serie citate Wink.
Per individuare la serie specifica, forse un'intermedia "Crown", servirebbero altre viste

Concordo su tutto,per quel poco che si intravede del vetro laterale e del montante posteriore.
Modello decisamente barocco, con quei fari anteriori a calotta, e quei contrasti tra linee curve nella parte inferiore del corpo vettura e linee tese del padiglione e della parte posteriore (quest'ultima, forse, complessivamente più riuscita e moderna).
#3 | Alessio3373 il 09/08/2015 17:43:48
Confermo la mia più totale ignoranza in materia, anche se - come molti ultraquarantenni - ammetto di subire la grandissima fascinazione per questi capodogli stradali che affollavano i polizieschi americani anni '70 e tanti famosi telefilm coevi della stessa provenienza (CHiPs su tutti), dei quali sono da sempre appassionato Grinnghenghe
Per tale motivo ho avuto una grandissima delusione nel verificare, durante un mio recente viaggio negli States, come sia rarissimo ormai incontrare questi giganti nelle principali città (se non a Miami Beach lungo Ocean Drive).
Venendo al soggetto in foto, anche per rispondere a Markino, confermo di essermi attenuto a quanto scritto testualmente nella "lapide" dell'ASI.
#4 | Uno Turbo D il 09/08/2015 19:51:23
Al solito, un Markino esaustivo e piacevolissimo da leggere claps
Quindi, la repulsione verso l'ASI da parte di molti amanti delle auto USA è imputabile spesso alla scarsa informazione sui vari anni-modello della produzione americana: o dico castronerie?
#5 | bayerische il 09/08/2015 23:00:51
Sicuramente certificare vetture americane non è opera facile, nella squadra degli esaminatori comunque ci sono elementi veramente preparati sulle vetture USA.In questi anni ho presenziato a diverse sedute di omologa ed in generale ci ho trovato grande passione e competenza;qualche spocchiosetto comunque circola.Il mondo delle americane è comunque a sè, non solo per l'asi ,ma anche a livello di club raduni ricambi riviste....
#6 | Markino il 10/08/2015 00:10:01
Non ho esperienza dirette in fatto di omologazione di vetture USA, e quindi evito di esprimere giudizi; in ogni caso, il doppio svarione della targhetta, confermato da Alessio, non è da poco, ed è oltretutto curioso che il proprietario della vettura l'abbia acquisita e messa in bella mostra così com'è. Peraltro, denominazioni imprecise o incomplete (come un semplice "FIAT 508 S" per una Spider Coppa d'Oro) abbondano anche sulle targhe ASI di vetture europee.

ho avuto una grandissima delusione nel verificare, durante un mio recente viaggio negli States, come sia rarissimo ormai incontrare questi giganti nelle principali città

Su questo tema, ci sarebbe da scrivere un intero capitolo. La produzione annuale dell'industria americana era pari a qualche milione di esemplari già prima della 2a guerra mondiale, e crebbe notevolmente in seguito, al di là delle oscillazioni, anche rilevanti, dovute a fattori congiunturali. Gli americani, malati di consumismo, hanno però sempre sostituito l'auto con frequenza, circostanza sulla quale ha anche influito la tendenza ad effettuare scarsa manutenzione, e, ovviamente, l'obsolescenza accelerata dovuta al continuo susseguirsi di nuovi modelli, che rendevano rapidamente fuori moda quelli costruiti pochi anni prima. In alcuni film di fine anni '60-primi '70, come due dei miei preferiti, "Bullitt" (1968), girato a San Francisco, e "Il braccio violento della legge" (1971), girato prevalentemente a New York, ricchi di scene zeppe di vetture, si può ad esempio notare chiaramente come le auto del decennio '50 fossero già molto diradate, e altre pellicole potrebbero raccontare situazioni equivalenti per gli anni successivi. Non stupisce pertanto che, ancora più delle nostre strade, quelle americane si siano sempre svuotate rapidamente di auto anziane; è vero, peraltro, che il collezionismo, soprattutto in certi Stati, è molto sviluppato, ed ha consentito di preservare un buon numero di pezzi già in anni lontani, quando iniziò la febbre per le vetture della golden age; molte unità, peraltro, sono state vendute in Europa e in altri Paesi, ad alimentare una passione per le vetture americane in continua crescita.
L'abbondanza di spazio, infine, unita alla consuetudine di disfarsi di esemplari ancora funzionanti, ha fatto sì che negli Stati Uniti esistano tuttora numerosi campi di demolizione a cielo aperto, dove le auto sono conservate in modo più o meno caotico, ma senza essere impilate, risultando quindi, in molti casi, ancora recuperabili interamente o per ricambi: si tratta in sostanza di una miniera di vetture "dormienti", alla quale spesso attingono gli appassionati per resuscitare qualche pezzo interessante, o prelevare ricambi in abbondanza.
#7 | Marlon il 10/08/2015 19:54:25
Sono incompetente sul campo, ma subisco anch'io maledettamente il fascino di questi bestioni del passato, così distanti dalle nostre esigenze e dalla nostra cultura automobilistica europea. E probabilmente è proprio questo che mi attira.
In merito all'esemplare postato, mi hanno incuriosito da subito la luci arancioni anteriori, di norma quelle di posizione per le auto USA. Ma non su quelle così vecchie, infatti cercando foto in rete ne ho trovate solo con fanalini trasparenti...
Domanda per i due esperti Grin : possibile che si tratti di un esemplare destinato da nuovo non dico all'Italia ma quantomeno all'Europa?
#8 | gabford il 11/08/2015 01:20:10
Mi pare che la luce posta sotto al profilo cromato che si prolunga nella fiancata sia arancio anche in molti esemplari sopravvissuti negli Stati Uniti.
Nell'esemplare fotografato, inoltre, sono stati aggiunti gli indicatori laterali e le gemme posizionate tra i proiettori circolari (suppongo con la stessa funzione di indicatori di direzione).
Che le vetture Imperial fossero importate in Europa, direi di sì (in Inghilterra, quantomeno), assieme agli altri marchi del gruppo Chrysler, ma immagino in numeri davvero limitatissimi.
Personalmente, quindi, propenderei per un'importazione avvenuta direttamente dagli States.
Qualche centinaio di vetture è passato comunque per l'Italia tra il '57 e il '65, ma per essere trasformate da Ghia nelle lussuose limousine Crown Imperial, destinate alle maggiori personalità politiche ed economiche dell'epoca a livello internazionale.
#9 | mikitiki94 il 11/08/2015 17:38:03
le luci arancioni anteriori
Mi pare che la luce posta sotto al profilo cromato che si prolunga nella fiancata sia arancio anche in molti esemplari sopravvissuti negli Stati Uniti.

Inizialmente la legge americana prevedeva che le frecce anteriori fossero bianche; le frecce arancioni divennero legali solo negli anni '60 (ma non so dire l'anno, forse il 1968, forse il 1962). Ipotizzo quindi che le prime Imperial avessero le frecce bianche e che gli esemplari più tardi le avessero arancioni.
suppongo con la stessa funzione di indicatori di direzione

Secondo me le lucine tra i proiettori sono luci di posizione.
#10 | gabford il 11/08/2015 20:09:46
Mi scuso, forse il mio commento a tarda ora non era molto lucido nè comprensibile Pfft.
Le lenti arancio divennero obbligatorie negli Stati Uniti nel 1968, ma molti marchi le introdussero volontariamente fin dal 1963.
Le Imperial MY 63, almeno a giudicare dalle brochure dell'epoca, montavano in origine indicatori di direzione bianchi.
Probabilmente, invece, le vetture destinate all'esportazione verso certi Paesi (Canada e alcuni Stati europei, ad esempio) montarono da subito le lenti arancio.
Per quanto riguarda il parco auto sopravvissuto oggi negli Stati Uniti, mi sembra complessivamente adeguato alla normativa che prevede gli indicatori di direzione anteriori di color arancio: non saprei però dire se la sostituzione avvenne già in corso di produzione nel 1963.
Secondo me le lucine tra i proiettori sono luci di posizione.

In effetti... Wink
#11 | Strabuzov il 15/03/2025 20:44:31
Il bollo conferma il 1963, solita data del 1°Gennaio.
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