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Opel 4/20 PS

opelap20180115.jpg
Anno n.c., targhe europee ZB (AP).

Data: 15/01/2018
Commenti: 11
Visualizzazioni: 1392
Commenti
#1 | time101cv il 15/01/2018 08:33:49
www.targhenere.net/gallery2/wp-content/uploads/2018/01/copia_di_opel_anno_nc_targhe_2011_ant.jpg
(foto "AP" )
#2 | atae21 il 15/01/2018 09:45:50
Mai vista una Opel così anziana! Forse in qualche museo tedesco...
#3 | bob91180 il 15/01/2018 10:16:34
Sfizioso ed alquanto raro cimelio da museo in condizioni da vetrina ...
#4 | Alfa33 il 15/01/2018 17:29:54
Suppongo che è nelle mani di un appassionato di vetture prebelliche, probabilmente avrà affiancato altri modelli di produzione nazionale, assai validi.
#5 | Markino il 15/01/2018 18:59:27
Uno dei periodi della storia contemporanea che più mi appassionano, la Repubblica di Weimar, fa da sfondo a questa bella e interessante vettura, qui in configurazione Limousine metallica, che, tra il 1929 e il 1931, chiuse la serie delle "4 PS", sorta nel 1924; la potenza di 14,7 Kw, pari a circa 20 CV, rilevata dal sito dell'AdE, caratterizza appunto la versione "4/20", dove il secondo numero esprime gli HP del piccolo propulsore da 1018 cm3, cresciuti via via da 14 a 16, a 18 e poi a 20.
Nonostante il valore aggiunto generato da un apparato industriale formidabile, i ceti operai e piccolo-borghesi tedeschi degli anni '20 vivevano in condizioni economiche molto modeste, ed erano in genere lontani dal potersi permettere una qualsiasi vetturetta; sul livello di vita dei cittadini aveva inoltre profondamente inciso la devastante iperinflazione del 1923, che aveva distrutto il valore della moneta, e causato un poderoso rimescolamento di ricchezza tra le categorie sociali, con una forte penalizzazione per vaste fasce dei ceti medi. Non bisogna poi dimenticare che, nel conflitto conclusosi pochi anni prima, quasi tre milioni di soldati tedeschi tra i 18 e i 50 anni circa erano deceduti o erano rimasti gravemente feriti: un numero enorme di persone nel pieno delle forze e potenzialmente in età da patente, alle quali era stata tolta per sempre la possibilità di sedersi al volante di un automezzo. La situazione dell'automobilismo in Germania aveva quindi caratteri molto più simili a quelli dell'Italia, che non della Gran Bretagna o della Francia: se qui le vetture private erano già discretamente diffuse, anche presso soggetti non particolarmente benestanti, la Germania annoverava un parco circolante modesto e ben lontano dal rispecchiarne la potenza economica e il numero degli abitanti, e gli autoveicoli erano detenuti soprattutto da società ed enti, mentre erano una netta minoranza i privati che potevano permettersene l'acquisto e il mantenimento. In questo tipo di mercato, la Opel AG di Russelsheim (che dal 1929 divenne la filiale tedesca della General Motors a seguito di passaggio azionario) era l'unica Casa tedesca ad essersi specializzata con successo nella produzione standardizzata - quindi con applicazione di metodi fordisti - di vetture di dimensioni medio-piccole, che rappresentavano un ottimo compromesso tra prestazioni, affidabilità e costi di acquisto e gestione. Fu proprio la "4 PS" ad inaugurare tale politica commerciale, che fruttò una produzione complessiva, nelle varie versioni, ben superiore a 100mila esemplari, guadagnando alla Opel una posizione dominante sul mercato per la fascia inferiore a 1,5 lt. Tale vantaggio si mantenne anche negli anni '30 - in un contesto sconvolto dagli effetti della Grande Depressione, che in Germania colpì particolarmente duro, e poi dall'ascesa del nazismo al potere - con nuovi modelli, come la "P4", che, con un prezzo base di 1.450 Reichsmark, era la più economica tra le vetture propriamente dette; in tale qualità, fu assunta da Hitler quale obiettivo da battere - con un target di 1.000 Reichsmark, impossibile da conseguire a giudizio dell'intera industria automobilistica tedesca - per la fabbricazione di una vettura di grande diffusione da 30 CV, la Volkswagen poi creata da Ferdinand Porsche.
L'esemplare in foto, sinora a me ignoto, e rarissimo in ragione, più che del tempo trascorso, degli effetti devastanti dei bombardamenti alleati durante il secondo conflitto mondiale, che rasero al suolo buona parte delle città tedesche nell'intento di far crollare il fronte interno, appare in magnifiche condizioni, e rappresenta, una volta tanto, una scelta originale e raffinata nell'importazione di un veicolo prebellico, spesso limitata a indigeste vetturette britanniche o a potenti americane.
Nel 2009, al FIVA World Rally, che da Torino era transitato a Genova, poi con tappa serale a La Spezia, ebbi modo di ammirare una "8/40 PS" Torpedo del 1928, azzurra, con targa tedesca, ben più generosa nelle dimensioni della "4 PS", e altrettanto rara.
#6 | mx5dan il 15/01/2018 19:11:08
Complimenti Markino per la disamina, grazie ai tuoi interventi apprezzo maggiormente la pubblicazione di questo tipo di avvistamenti, essendo non molto appassionato di questo tipo di auto prebelliche.
#7 | S4 il 15/01/2018 19:37:17
Leggere attentamente e possibilmente trattenere qualcosa. claps
#8 | peppecantarella il 15/01/2018 20:47:00
La cosa divertente, ma al tempo stesso fastidiosa,: quando ai raduni arrivano vetture del genere, e c'è sempre quello che dice : "Ah, guarda, una Balilla..."
#9 | Alfa33 il 15/01/2018 23:12:23
Disamina di Marco eccellente; stamattina, guardando la miniatura, anche io pensavo si trattasse di una Balilla.
#10 | free_runner il 16/01/2018 00:46:43
grande Markino.
claps
p.s. la storia contemporanea affascina moltissimo anche me.
#11 | Markino il 16/01/2018 23:37:06
Grazie a tutti Wink
Per chi avesse voglia di approfondire, fornisco qualche coordinata bibliografica. Le brevi note relative al mercato dell'auto in Germania negli anni '30, e alla nascita della Volkswagen, sono frutto della lettura del ponderoso ed eccellente saggio sull'economia nazista di Adam Tooze "Il prezzo dello sterminio" (ed. Garzanti), reperibile anche nelle principali biblioteche: per ricercare velocemente le pagine che trattano l'argomento, basterà rifarsi all'indice dei nomi (es. Opel o Ferdinand Porsche).
Per il convulso periodo 1918-1933, tra i miei testi preferiti segnalo quelli di Detlev Peukert ("La Repubblica di Weimar", ed. Bollati Boringhieri), di Eric Weitz ("La Germania di Weimar - Utopia e tragedia", ed. Einaudi), e di Hagen Schulze ("La Repubblica di Weimar", ed. Il Mulino). Per una drammatica cronaca dell'iperinflazione del 1923, "Quando muore la moneta - Le conseguenze sociali dell'iperinflazione nella Repubblica di Weimar", di Adam Fergusson (ed. Neri Pozza).
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