Che inquadratura bellissima, sembra una foto da depliant turistico (se si toglie il divieto di sosta e si allarga l'inquadratura sulla bellissima piazza).
Se già prima era un'immagine notevole, ora, ripulita dalla segnaletica, è davvero spettacolare.
Complimenti all'autore, al "manipolatore", e, ovviamente, a committenti, architetti e muratori dei secoli passati.
Mi scuserete l'O.T. ma l'altro ieri sono andato qui a Norcia a portare il Camper alla Zia di mia moglie... mi è rivenuta in mente questa foto che feci nel 2014... pensare che tutto questo non esiste più è lancinante....
pensare che tutto questo non esiste più è lancinante....
Davvero, c'è poco da aggiungere.
Vedremo cosa si sarà capaci di fare con la ricostruzione; se si mettono rapidamente in sicurezza tutti i materiali è possibile procedere per anastilosi (vedi il miracolo del Duomo di Venzone, in Friuli), anche se è un lavoro immane.
Mi scuserete l'O.T. ma l'altro ieri sono andato qui a ....
A questo punto dovrei bacchettarti, per aver dichiarato il luogo dell'avvistamento... ma ormai quella piazza, o ciò che ne resta, è noto a tutto il mondo.
Vorrei approfittarne per scrivere tante cose, ma ne verrebbe fuori un romanzo e si andrebbe OT. Auguriamoci che il peggio sia passato e che si possa ricominciare a parlare di ricostruzione. Per l'ennesima volta. E nonostante tutto.
E quando tutto sarà ricostruito, censurerò il commento di francesco
Neanche a farlo apposta, ho scritto il commento sulla "mia" 500 odierna prima di vedere questi vostri, che condivido in pieno.
Personalmente non ho dubbi sulla qualità della ricostruzione di quel monumento così simbolico (basti ricordare che San Benedetto è il patrono d'Europa...); piuttosto mi preoccupa maggiormente il riavvio economico dell'area e il sostegno alla ricostituzione delle comunità locali, che la popolazione di quelle terre merita di veder attuati nei tempi più brevi possibili. Come disse all'epoca del sisma friulano l'allora arcivescovo di Udine: "Prima le fabbriche, poi le case e, quindi le chiese".
Il problema, Gabriele, è che il patrimonio artistico-architettonico di quelle terre (che spesso coinvolge l'intero reticolo urbanistico di quegli antichi borghi) è parte imprescindibile dell'economia locale. Stiamo parlando di territori che, privati dei loro tesori, perdono gran parte della loro capacità di generare ricchezza.
Naturalmente, Marco. Ovviamente il termine fabbriche, in questo caso, va contestualizzato alla realtà di quei luoghi: intendevo dire che la priorità è che le persone possano tornare a lavorare quanto prima. Già far ripartire in tempi brevi il comparto agro-alimentare sarebbe un buon punto di partenza... Poi, ben venga se viene considerata una priorità ripristinare i principali monumenti, purchè non diventino una "cattedrale nel deserto", per i motivi da te ben spiegati.
La priorità adesso è sconfiggere la paura. La paura di nuove, pesanti scosse, che ha costretto gli abitanti dei borghi colpiti a fuggire lontano e che anche in queste ore spinge molte persone, nelle zone e nelle città limitrofe, a dormire in auto o in mezzi di fortuna. La scossa di domenica fortunatamente non ha fatto vittime, ma ha gelato gli animi, e parlare di ricostruzione in queste ore sembra a tutti soltanto un passatempo. Una volta rientrato l'allarme, son certo che la tenacia di queste genti avrà la meglio, come è accaduto in passato con i precedenti terremoti.
