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Lancia Gamma 2000

lanciagammadariomontrone20201023.jpg
Anno 1978, targhe nere del 1983 (dariomontrone).

Data: 23/10/2020
Commenti: 24
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Commenti
#1 | time101cv il 23/10/2020 09:25:35
www.targhenere.net/gallery2/wp-content/uploads/2020/10/img-20201018-wa0004.jpg
(foto "dariomontrone" )
#2 | Alfa33 il 23/10/2020 09:32:22
Difficile da vedere con i cerchi in lamiera; per me è una splendida ammiraglia, mi ha sempre affascinato e la preferisco alla Coupé.
Conosco un signore che ne ha una, pubblicata qui sul sito, ed elogia sempre la tenuta di strada ed il confort.
#3 | alequattro75 il 23/10/2020 09:45:44
Potenzialmente un capolavoro.
Ma al prezzo a cui era venduta (elevatissimo!) non si poteva soprassedere su una componentistica da Fiat 127 e da errori progettuali di motore molto gravi .
#4 | atae21 il 23/10/2020 09:46:54
Io infatti non l'avevo mai vista con questi cerchi.... siamo sicuri che fossero di serie in alternativa ai suoi cerchi che vediamo di solito? dubbio Io ne dubito...
#5 | Alfa33 il 23/10/2020 10:31:55
Io vidi in demolizione un esemplare che aveva questi cerchi.
Anche su Quattroruote notai lo stesso dettaglio leggendo la prova confronto delle motorizzazioni 2.0/2.5, c'è una immagine della Gamma, presumo la 2.0, dotata di questi cerchi, che sarebbero gli stessi che montava anche la. Lancia 2000 berlina e la Beta.
#6 | Transaxle73 il 23/10/2020 10:45:13
Sarà che il passare degli anni tende a rendere tutto bello e affascinante ma oggettivamente la Gamma è stato un suicidio tecnico e commerciale per la Lancia e per tutto il Gruppo Fiat. Potevano continuare ad affinare la meccanica ultra collaudata della Flavia e invece si sono impantanati, spendendo una montagna di denari, con un progetto fallimentare.
#7 | aureliab20 il 23/10/2020 10:55:40
I cerchi sono giusti su questa versione con cilindrata 2000 1 serie del 2° tipo con cruscotto nero e non colore alluminio; a richiesta si potevano montare i cerchi in lega notevolmente più belli. Noto che ha anche lo specchietto esterno destro elettrico Vitaloni modello Tornado che era a richiesta, mancante come il sinistro del suo adesivo originale. Colore che a mio avviso non esalta la vettura. Per quanto riguarda la meccanica conosco i'unico proprietario di una Gamma berlina 1 serie conservata e pubblicata anche su questo sito che fino ad ora ha percorso chilometri 140.000 senza nessun problema. Probabilmente una mosca bianca.
#8 | neim4 il 23/10/2020 11:41:11
Total ha scritto tutto quì:

https://www.super...cia-gamma/
#9 | aureliab20 il 23/10/2020 12:17:50
Ho letto con interesse l'articolo e nulla da eccepire.
A mio avviso la migliore vettura di quelle elencate rimane la Lancia Gamma.
2 precisazioni non riportate nell'articolo:
- La Gamma berlina è stata disegna da Leonardo Fioravanti
- la Gamma coupè è stata disegnata dal Maestro Aldo Brovarone che ha collaborato per parecchi anni con la Pininfarina disegnando peraltro anche altre vetture e che è mancato la scorsa settimana.
#10 | prof il 23/10/2020 12:48:59
neim4 il 23/10/2020 10:41:11
Total ha scritto tutto quì:

https://www.super...cia-gamma/


A proposito, Total III non scrive più su Superpista?
Fino ad un paio di mesi fa era piuttosto prolifico.
Continuo a cercare suoi articoli nuovi, senza esito... Sad
#11 | quattrokki il 23/10/2020 14:34:24
Uno zio medico, intorno all'85, al prezzo di pochi biglietti da centomila acquistò una prima serie, 2000, con questi cerchi ma nel carattestico color bronzo. A me, poco più che seienne, sembrava spettacolare, molto più della neonata Thema.
La tenne per un annetto in cui i guasti si susseguirono a ritmo incalzante; soprattutto accensione e carburazione erano un calvario, anche perché ebbe la geniale idea di rompere il già fragile equilibrio montando un bell'impianto a gas Frown
La mattina, prima di andare in ospedale, chiamava il garage e chiedeva di metterla in moto: se partiva bene, altrimenti avrebbe preso la Dyane.
Malgrado l'accanimento terapeutico e le suppliche dei meccanici Lancia che a ogni ricovero lo spingevano verso Prisma o Thema, non ne venne mai a capo.
Ci pensò la Gamma, che si eutanasizzò con un principio d'incendio nel vano motore.
#12 | Sauro il 23/10/2020 14:35:41
Ho avuto una seconda serie...
Appena comprata di ritorno dalla Romagna verso Verona... ha preso fuoco... per fortuna domato.
Aveva targa PS 360000... nera... se ricordo bene. A parte i soldi spesi per cercare di sistemarla, alla fine l'ho dovuta demolire... oltre a denunciare chi me la vendette. Mi è spiaciuto per la targa, ma l'auto, a parte i suoi difetti congeniti come modello... un gran bidone!
#13 | aureliab20 il 23/10/2020 14:37:33
Aggiungo anche che era un periodo in cui la facevano da padrone le vetture con i classici 3 volumi, mentre quelle con la carrozzeria giardinetta o giardineria, poi diventata di moda con la definizione station wagon (vedi la Volvo) appartenevano alle vetture usate dai vari artigiani e quindi da lavoro. La Lancia Gamma e le altre carrozzerie hanno aperto la strada ad una nuova formula di carrozzeria chiamata 2 volumi e mezzo. Inoltre oltre ai vari difetti conosciuti aveva anche il problema che quando si spegneva faceva autoaccensione....
#14 | mariano il 23/10/2020 20:03:10
Chi mi conosce sa che sono strano e che ho gusti strani, ma io ADORO tutte le ammiraglie fuori dal comune, in particolare quelle Lancia. Dalla Gamma alla Thesis, per me sono tutte una più bella dell'altra.
Dobbiamo sì ammettere, come avete anche ampiamente spiegato, che la Gamma fosse un colabrodo, ma il fascino che emanava non ha eguali.
Thema mi piace ma non impazzisco, troppo di impostazione classica.K molto bella, ma idem come Thema.
Ma la mia preferita in assoluto è la Thesis, una delle mie auto preferite.
Questo esemplare è estremamente interessante, soprattutto per il raro allestimento basico coi cerchi di serie, penso molto poco comune già all'epoca.
#15 | aureliab20 il 23/10/2020 21:40:53
Probabilmente talmente costava che oltre ad averla acquistata 2000 di cilindrata il 1° proprietario ha aggiunto solamente lo specchietto lato destro. Magari anche i vetri atermici Saint Gobain che dalle foto non si vedono. Fra parentesi noto ancora che le 2 racchette del tergicristallo non sono le originali e che l'antenna della radio non è nella sua collocazione d'origine in quanto di solito veniva installata sul finale della fiancata posteriore sinistra e per chi aveva possibilità anche il modello elettrico che veramente era considerato da "nababbi". Di solito veniva installata l'autoradio VOXSON "Linea Azzurra" dotata di musicassette stereo 7.
#16 | Transaxle73 il 23/10/2020 23:02:35
Di solito veniva installata l'autoradio VOXSON "Linea Azzurra" dotata di musicassette stereo 7.

Mi permetto di apportare una correzione: l'autoradio Lineazzurra Melody era prodotta dalla romana Autovox. L'ho cercata per anni e finalmente l'ho installata nella mia Alfetta lo scorso mese di maggio. Avevo aperto una discussione apposita nel forum dove ho postato anche qualche foto.
#17 | aureliab20 il 24/10/2020 08:57:32
Confermo ho sbagliato a scrivere Autovox con Voxson; fra parentesi l'ho vsita montata su di una Lancia Gamma berlina del sito con ancora la sua garanzia a corredo ed il suo librettino uso e manutenzione in originale.
#18 | lancista il 24/10/2020 15:31:34
La Gamma in mano a "peppino 'o meccanico" (inteso non x forza un incapace.. ma uno che non ha mai letto un manuale di meccanica Gamma) è una delle piu' grosse "sfighe" che sono capitate a chi le ha possedute credendo di comprare una Beta o una qualsiasi altra auto di serie. Questo per dire anche che è ed era un'auto che nelle mani giuste non dava problemi
#19 | S4 il 24/10/2020 16:50:03
Su queste pagine, ho scritto più volte che la maggior parte delle vetture Lancia di quel periodo, sono state scassate da incapaci!
#20 | Transaxle73 il 24/10/2020 21:09:52
Non metto in dubbio che la meccanica raffinata mal si conciliava con le manutenzioni "ammiocuggino" però bisogna mantenere pure una certa dose di obiettività. La cinghia dei servizi calettata sull'albero a camme anziché sull'albero motore con la conseguente rottura ai successivi riavvii con le ruote sterzate è un errore progettuale che ne ha determinato l'estinzione precoce sulle strade. Poi l'amore per un marchio ci fa chiudere un occhio, pure due all'occorrenza.
#21 | bayerische il 24/10/2020 21:51:03
Considerazioni tecniche pienamente condivisibili,poi c'è anche da considerare che chi all'epoca acquistava vetture come la Gamma o come le rivali Mercedes Bmw ecc.,era tutta gente che faceva dei chilometri e non trovò questa Lancia rispondente proprio per questioni di affidabilita.Nell'ottica nostra amatoriale è tutto un altro discorso e si fa volentieri (forse) qualche sacrificio.
#22 | S4 il 24/10/2020 23:27:42
Il problema sulla distribuzione fu risolto dopo circa due anni, adottando un tendicinghia supplementare.
#23 | LFL il 25/10/2020 16:09:57
L'articolo descrive molto bene alcune cose, ma ne dimentica altre, forse non facili da conoscere per chi non è al dentro dell'industria automobilistica o automotive in generale.

La Gamma nacque male perché c'erano contraddizioni e non piccole, ma enormi. La prima: impossibile - e sottolineo impossibile - cercare di fare un prodotto tecnicamente all'avanguardia senza pensare di investire quattrini (molti quattrini). Dubito che davvero Agnelli pensava alla collaborazione con Citroën: il doppio Chevron era alla canna del gas già dai primi anni '70 e già aveva fatto una grossa cappellata con la SM - che poteva essere un gran prodotto se sviluppato con altre ottiche - e comunque già aveva una "cultura" di tagli ai contenuti e di cattiva gestione dei finanziamenti: è noto che la stessa DS si ritrovò a doversi accontentare del vecchio corsa lunga (78 x 100) della "11", un motore vecchio di quasi 30 anni che solo con alcune modifiche riuscì a superare i 30 CV/litro... e si era nella seconda metà degli anni '50, quando le migliori produzioni già sfioravano i 50 CV/litro. E tutto questo perché il bel prototipo 6 cilindri boxer disegnato da Walter Becchia risultò costoso da produrre, soprattutto con i soldi finiti.

Insomma, il partner era sbagliato e da questo ho i dubbi che dei volponi come l'Avvocato e il suo staff si potessero illudere, tanto più che sicuramente il tam-tam informativo a loro disposizione li avrà sicuramente messi a conoscenza della situazioni finanziaria della Casa francese.

D'altra parte, in casa Fiat non c'era molto. Il boxer della Flavia era un ottimo motore, ma costosissimo da produrre - il monoblocco in alluminio era un pezzo enorme, non più concepibile negli anni '70, solo la Porsche faceva qualcosa del genere, ma su fascia di mercato ben superiore e redditizia. Serviva o qualcosa di nuovo, o mettere mano sul mercato di Casa. La scelta logica era il 6V della Stratos: la sperimentazione sul suo montaggio trasversale (permettendo così la trazione anteriore) era stata fatta e sicuramente si risparmiava sullo sviluppo. Questa idea non compare in nessuna bibliografia, o almeno nella bibliografia che ho: eppure era quasi obbligata, per tanti motivi, direi anzi obbligata. Probabilmente, non compare perché dietro ci fu una scelta politica: la crisi petrolifera metteva paura (gli americani volevano chiudere la produzione degli 8V), il 6V era comunque costoso di suo (era pur sempre un motore anni '50), ma soprattutto consumava molto: era il più assetato tra i 6 cilindri. Per ridurre la sete, si sarebbe dovuto adottare l'iniezione, altro elemento che ha sempre visto Fiat molto scettica, ma sarebbe invece stato un altro simbolo per Lancia, che l'adottò fin dal 1964.

Insomma, in due parole: non osarono. Ma questa è una grossa contraddizione se si vuole fare un prodotto all'avanguardia. L'unico modo per uscirne era fare come chi ebbe successo all'epoca: Mercedes-Benz, BMW e Volvo. Ossia, non stravolgere nulla e aggiornare ciò che si aveva in casa. Per il motore, si poteva entrare in joint-venture con i francesi e gli svedesi nella fabbrica di Douvrin - altresì nota per produrre il famoso PRV - dando una patente di italianità ad un 6V che comunque di italiano avrebbe avuto poco o nulla (qualche accessorio), ma sarebbe stato utile per avere la possibilità di propulsori moderni negli anni a venire (da Douvrin uscirono anche i 4 cilindri in alluminio intorno ai 2 litri, ivi compreso il riuscitissimo 2.1 turbodiesel). Faccio presente che con le trasmissioni - altro oggetto costoso - l'accordo ci fu: le CX I serie montarono trasmissioni Lancia per molti anni, visto che in casa loro non esisteva alcuna tradizione nel cambio per motori trasversali, ma solo longitudinali. Quale migliore occasione per fare un "do ut des"?

I retroscena sono dunque moto complessi e la povera Lancia Gamma è stata vittima di una mentalità da "vorrei, ma non posso" della dirigenza dell'epoca... di cui non si trova traccia in letteratura proprio perché è stata la vera causa Wink
#24 | lancista il 25/10/2020 18:15:37
Non metto in dubbio che la meccanica raffinata mal si conciliava con le manutenzioni "ammiocuggino" però bisogna mantenere pure una certa dose di obiettività. La cinghia dei servizi calettata sull'albero a camme anziché sull'albero motore con la conseguente rottura ai successivi riavvii con le ruote sterzate è un errore progettuale che ne ha determinato l'estinzione precoce sulle strade. Poi l'amore per un marchio ci fa chiudere un occhio, pure due all'occorrenza.


Segnalo solo che una manutenzione da manuale officina 1a serie (cinghie entro 20.000 km e 4anni) e fatta tendendole come indica il manuale officina Lancia, NON da problemi nemmeno alle prime serie.
Il problema come detto è se uno non seguiva queste indicazioni o, peggio, credeva che far la distribuzione alla Gamma bastasse portarla a Peppino'o'meccanico come fosse una qualsiasi altra auto.. (questo a prescindere che l'aver messo cinghie gomma al posto delle catene come da progetto iniziale sia stato un errore certamente... ma di di moda a quei tempi, valeva anche per i motori Ferrari x dire tanto quanto sul "nuovo" Fiat 238... motore che anch'esso strappava cinghie a 20,000km ma essendo monotesta e con distanze valvole non spinte, non creava le distruzioni dei motori boxer quando si strappava una sola cinghia...)
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