Esemplare appartenente all'ultimo lotto di produzione, immatricolato a fine dicembre, quando nei saloni vi era già la nuova Serie 3 E30. Si direbbe ottimamente conservato, gli unici particolari non corretti sono la doppia marmitta tipo 323i e il terzo stop.
Passi la doppia marmitta (oggi c'è chi monta pacchetti di accessori per la carrozzeria in modo da fare sembrare top di gamma il modello base,magari diesel) ma il terzo stop è fuori luogo.
Ricordo che negli anni 90 ci fu un boom di persone che lo montarono After market,vero?
Ricordo su di una rivista il posteriore di una Spider quarta serie per il mercato statunitense rovinato da questo accessorio.
Meglio questa rispetto alla stella accanto. Esemplare conservato con i fiocchi, anche per me le due marmitte sono più che tollerabili, il terzo stop no. Cerchi in lega approvati, magnifica anche la tinta metallizzata e la targa. Mi ha sempre sorpreso il ritardo con cui BMW propose una versione quattro porte della serie 3.
La doppia marmitta stile 323i fu anche una modifica tipica di Romeo Ferraris sulle 320/6 elaborate nel suo atelier. Su una 316 la vedo fuori luogo. Il terzo stop può essere stato effettivamente montato negli anni 90 quando ci fu un boom di questo accessorio, anche after market: io stesso mi lasciai tentare e lo feci montare sulla mia R5 Gt Turbo, che per il resto era tutta originale. Dalla foto mi sembra che il cofano baule sia più opaco del resto dell'auto e, vista la mancanza della scritta, potrebbe essere stato riverniciato tempo addietro o preso da un'altra E21...
avete ragione entrambi: la 1a immatricolazione risulta ad inizio aprile, la targa è di fine dicembre... ipotizzo che abbia cambiato proprietario o residenza nello stesso anno
Spero che non abbiano tagliato la traversa posteriore per montare la marmitta destra, che su un modello a 4 cilindri può avere solo una funzione estetica. Col motore da 90 CV lascia il (poco) tempo che trova...
Trasecolo nel constatare che solo su Targhenere alcuni giovini favellano a guisa di poeti romantici . Riporto, testualmente, dalla Treccani: "Oggi, semplicemente, scrivere a posta significa adoperare una forma antiquata, rivolgendosi ai propri avi e non ai contemporanei".
Ma non abbandoniamoci a pletoriche e bislacche inanità, torniamo sagittabondi a disquisir di locomotive adattabili alle strade comuni.