Eh già....pare incredibile scivolare su un dettaglio così facilmente riscontrabile, e spesso a "portata di memoria", sia per l'operatore che per il cliente.
Versione molto interessante e desiderabile, nonché rara già all'epoca.
Esemplare complessivamente in ottima forma, direi restaurato (come suggerisce, paradossalmente, la stessa inversione delle targhette di cui sopra), presumibilmente nelle mani di un amatore dai gusti raffinati o comunque non scontati.
Sul lunotto ci sono la vetrofania della storica concessionaria Minetti di Milano e quella della marchiatura dei vetri Identicar. Gli sci fanno pensare alla pubblicità dell'epoca...
Al 1988, in Italia risultavano circolanti 773 esemplari di Alfa Romeo Alfa 33 4x4, ma immagino siano comprese anche le unità con la carrozzeria berlina. Lo stesso anno, le Alfa 33 Giardinetta ammontavano a 3.195 esemplari con il motore 1.3, 16.163 unità col propulsore 1.5 e 4.575 esemplari nella versione TD.
In quel luogo, nel fine settimana, si riscontrano frequentemente concentrazioni spontanee e casuali di Alfa Romeo di ogni sorta...
A parte quello, di solito dopo una certa ora da quella zona vanno via. Poi mesi fa mi postarono una 131 sempre fotografata nella stessa zona, quindi secondo me la polemica è un po' inutile.
La frase "macchine così non ne fanno più", invero un po' logora ed inflazionata, credo cada a pennello a proposito della 33 Giardinetta 4x4.
Linea elegante, meccanica raffinata, prestazioni brillanti, trazione integrale inseribile e discreta capacità di carico per una vettura che aveva come concorrenti ideali certe giardinette Subaru (boxer anch'esse) che negli anni a venire avrebbero riscosso un certo successo anche nel nostro paese. Bene fece l'Alfa, visto il periodo di commercializzazione, a ricavarne una versione esclusiva, pur basata sulla Quadrifoglio Oro da 95 CV rispetto alla quale guadagnava i fari di profondità, una mascherina in tinta vettura (assente sull'esemplare in foto, assieme ai tergilavafari) ma perdeva il computer di bordo sulla console inferiore, qui occupata dal manettino per l'innesto della trazione posteriore.
Assente anche il volante con corona in impiallacciato legno, forse per permettere una presa più salda nei percorsi accidentati.
La "trasformazione", effettuata negli stabilimenti Pininfarina quindi in maniera quasi artigianale, ne giustificava la limitata scelta di colori ed accessori. Nonostante questo ed un prezzo non certo popolare, fu accolta con favore, tanto da essere riproposta come seconda serie ma con allestimento ed estetica pesantemente normalizzati.
È proprio questo che mi fa innervosire, a sto punto le preferisco più vissute, ma genuine e con i dettagli al loro posto.
Pensa che c'è un utente del sito il quale mi dà del brontolone e del cag****zo perché vado a controllare tutti i dettagli, compresi quelli nascosti. Fosse per me, farei fallire un'intera categoria di questi scassamacchine legalizzati!
Esemplare ottimo con targa nativa di pregio, via subito il gancio traino.
Pensa che c'è un utente del sito il quale mi dà del brontolone e del cag****zo perché vado a controllare tutti i dettagli, compresi quelli nascosti. Fosse per me, farei fallire un'intera categoria di questi scassamacchine legalizzati!
Ma tu fai benissimo a farlo notare, è come se Leonardo Da Vinci si fosse dimenticato di dipingere il naso alla Gioconda.
Esemplare ottimo con targa nativa di pregio, via subito il gancio traino.
Concordo con te, anche se il gancio traino non lo leverei perché molto probabilmente è una testimonianza di bei tempi passati.