Esemplare già notato a più di un evento, incluso, appunto, l'ultimo "Valli e Nebbie".
Il 1972, caratterizzato da un'economia in crescita e non ancora inficiata da crisi energetiche, è l'anno in cui si concentra circa metà della produzione complessiva del modello (3.925 unità), senza il cui "tiro" la "Montreal" avrebbe conosciuto una sorte ben più grama, in parte comunque imputabile a cause esogene.
Circa quelle "endogene", è opinione frequente che il picco di vendite fu sostenuto dal notevole magnetismo del suo design, sebbene non più di primo impatto, rapidamente più che controbilanciato da una valutazione non pienamente positiva in merito al pianale "Giulia" - da cui la persistenza del codice "105" (105.64) - su una sportiva ad alte prestazioni.
Si afferma, per l'appunto, che, con la decisione di adottare il V8 di derivazione "33", fosse opportuno progettare un gruppo pianale/sospensioni dedicato, più adeguato alle maggiori sollecitazioni derivanti da tale unità motrice, tanto più che in Alfa Romeo esistevano competenze del tutto confacenti a tale impegno.
In ogni caso, la "Montreal" avrebbe comunque sofferto l'impatto con la crisi petrolifera del 1973.
Ovviamente, si tratta di un dibattito di natura tecnico-industriale che non toglie un capello alla mia venerazione per questo modello, ma che riporto per doverosa completezza e, diciamo così, onestà intelletuale.
Bisogna peraltro aggiungere che un pianale di nuova progettazione avrebbe certamente comportato una lievitazione del prezzo di listino di alcune centinaia di migliaia di lire, con inevitabili effetti, ancorché di difficile quantificazione, sulle intenzioni d'acquisto da parte della potenziale clientela.
(foto "Frabo187" )