Una volta tanto una Hot Rod con i parafanghi...
In questo caso basterebbe una bella verniciatura e dei fanalini posteriori decenti per renderla più attraente...
Detesto visceralmente il nero opaco...
Non ricordo a proposito di quale vettura, ma, recentemente, qualcuno - Ata o Time, direi - si riferiva alle tante mode cretine che abbiamo importato dall'estero, non essendo necessario, in campo automobilistico, che ne arrivino di nuove...
Citazione perfetta per il caso in foto, colto da Gabriele tra spirito documentario e desiderio di provocazione
Non mancano neppure i fori di proiettile in stile Chicago fine anni '20-primi anni '30, periodo perlomeno coerente con la produzione della "A", erede della "T" in un periodo che vide il passaggio dal boom dell'economia alla Grande Depressione.
Mi auguro che si sia partiti da un esemplare disasatrato; in ogni caso, realizzare una "Hot Rod" non è esattamente economico, e con quei soldi si potrebbe scegliere tra un'infinità di belle macchine americane di ogni epoca, conpresa la stessa "A" in configurazione originale Sedan o Roadster, riuscendo ugualmente a distinguersi, ma con molta più "classe" e rispetto dell'estetica.
Per fortuna, da noi si tratta ancora di casi isolati; più numerosi in Svizzera, dove però il parco auto USA è talmente vasto e variegato che l'incidenza di queste mostruosità finisce per essere più o meno la stessa che in Italia.
Ribadisco quanto già affermai tempo fa: in Italia queste elaborazioni non hanno alcun sostrato storico-culturale, perché le americane - tutte, anche le più "popolari" - erano appannaggio dei ricchi, o perlomeno molto benestanti - tra 2a metà degli anni '40 e anni '50 ne circolavano parecchie, basta scrutare fotografie e cartoline dell'epoca, ma non erano così rare neppure prima del conflitto - e, quando diventavano obsolete, a nessuno passava per la testa di acquistarle per abbassare il padiglione, asportare le cromature e truccare il motore; semplicemente, venivano spesso abbandonate e/o demolite, dati i costi di gestione esorbitanti.
L'unica cosa che posso dire con certezza di questa vettura è che presenta le fattezze del primo periodo di produzione (1927-1929), riconoscibili in questo esemplare, principalmente, nell'area intorno al parabrezza. Non è dato sapere se il propulsore montato sia quello originale, un quattro cilindri da 3,3 litri per 40 cv, oppure se la customizzazione si sia spinta anche sotto il cofano.
Mi auguro che si sia partiti da un esemplare disasatrato
Questo me lo auguro anch'io, vista l'età dell'auto, ma devo se non altro riconoscere che al proprietario non è mancata una certa ironia nella personalizzazione, come si nota da alcuni dettagli.
PS consapevole del dolore inflitto a Marco, preannuncio che a breve dovrebbero comparire un paio di bocconcini ben più dolci - tipica "cucina" italiana - a lenire la sofferenza odierna
Ora che vedo anche il davanti e il cruscotto devo dire che non mi dispiace affatto!
Mi piace che abbia dei cerchi in ferro, ha mantenuto una certa classicità...
Bello il pomello del cambio...
E vogliamo parlare della botticella da distilleria clandestina? Anche se, alle nostre longitudini, ricorda più la dotazione standard dei cani San Bernardo da soccorso...
Sul numero bimestrale di una nota rivista dedicata a questo tipo di auto c'è un articolo dedicato a lei...
Viene dalla Finlandia ed è in italia da qualche decennio, veniva usata per i matrimoni ed era motorizzata con un Fiat 1300cc,
ora monta un Flathead del 1938.