Perfettamente conservata , tutta giusta ed originale ...
Berlinona di rappresentanza nata datata dopo una lunga gestazione ...
La preferisco nel blu ministeriale che fa risaltare le cromature ...
Meraviglia delle meraviglie! Uno dei miei feticci.
La preferisco rossa, ma hats off lo stesso!
L'ho sempre trovata bellissima nella suo semplicità formale.
Ah...se qualcuno mi dice che sembra una scatola da scarpe non abbia timore: non è che parto dalla Liguria per fargli un occhio nero.
Anzi ben vengano le opinioni diverese dalle mie.
Eccone un altro estimatore. Era una vettura raffinata e ben costruita; la linea era impostata all'insegna di un certo understatement, ma non mancava certo di classe ed eleganza.
L'esemplare sembra in buone condizioni; quanto al cartello "Vendesi", non è affatto facile da piazzare come auto da collezione.
Circa la sua incompleta affermazione commerciale - le berline costruite in 7 anni furono circa 15mila - si tratta a mio giudizio della solita affermazione che guarda - superficialmente - ai numeri di produzione in termini assoluti, senza valutare il contesto complessivo.
La reputazione della FIAT come costruttore di vetture di gran lusso era tutta da ricostruire, dato che il settore era stato abbandonato dopo gli anni '20, se si esclude la breve parentesi della "2800" del 1939. Era quindi inevitabile che la 130, vettura della cui opportunità Dante Giacosa era forse poco convinto, dovesse cercare il suo mercato prevalentemente in Italia, dato che all'estero il settore era saldamente presidiato da marchi di lunga tradizione. Senonché, la nicchia delle berline di lusso, dopo la lenta uscita di scena della Flaminia, era in buona parte appaltata ai marchi stranieri anche in Italia, e l'immagine della FIAT saldamente associata a vetture medio-piccole non poteva certo deporre a favore di un immediato exploit della 130, nonostante la costruzione accurata. Il propulsore Lampredi, nella sua configurazione iniziale da 2,8 lt e 140 CV, era inoltre insufficiente per la mole della vettura.
La crisi petrolifera del 1973 rese ancora più complicato il quadro, ed è molto probabile che le unità costruite di lì in avanti, fino al 1976, siano state una netta minoranza del totale complessivo, che quindi espresse quantitativi medi di un certo rispetto nei primi tre-quattro anni di produzione, grazie anche, va riconosciuto, al sostegno rappresentato dalla domanda di una cospicua pattuglia di esemplari proveniente dallo Stato e dai più importanti Enti pubblici.
Insomma, il contesto in cui si inseriva la 130 presentava criticità tali da rendere piuttosto improbabili numeri molto più sostanziosi, sui quali, peraltro, dubito che la FIAT facesse particolare affidamento. All'epoca la politica della Casa torinese consisteva nel saldo presidio di tutti i segmenti di mercato, e la 130 rientrava in questa strategia, ma il budget era assicurato dalle auto di grande diffusione, i cui volumi erano talmente ampi da consentire anche di produrre con margini minimi, e al limite in perdita, vetture di bandiera come, appunto, la 130.
Secondo me più che la crisi energetica fu il clima di grandi tensioni sociali della fine degli anni 60 a stroncare la 130 e comunque tutte le automobili di lusso di quel periodo.In quegli anni il capitalismo era ferocemente contestato e le automobili di lusso ne erano il simbolo.Emblematiche le foto di una Porsche 911 presa a picconate in via Manzoni a Milano durante una manifestazione.I ricchi ripiegarono necessariamente su vetture meno vistose.La crisi energetica manifesto i suoi tristi effetti almeno 4 anni dopo la commercializzazione della 130 e comunque se scorriamo i dati delle immatricolazioni in Italia fino al 72, Fiat immatricolava più 130 di quanto facesse mercedes con la sua (superlativa)serie S
@ Mario e manug75: so che il paragone è fuori topic, personalmente preferisco la Gamma berlina alla coupé, di conseguenza non leggo nulla di bizzarro nei vostri commenti.
S4: @ Mario e manug75: so che il paragone è fuori topic, personalmente preferisco la Gamma berlina alla coupé, di conseguenza non leggo nulla di bizzarro nei vostri commenti.
Credo sia qualcosa che ha a che fare col fascino delle imprese disperate e andate male.
Quello della generosa romantica impresa non a caso definita "donchisciottesca".
130, Gamma ma anche Tagora o 604 ne esprimono un po' l'essenza.
A mio parere sì, ma se ne sono accorti in pochi.
Assodata la scarsa spinta pubblicitaria della Casa, è ormai palese che chi deve spendere cifre di una certa entità ormai pretende il marchio "pesante", forse anche per una questione di tenuta del valore.
Ormai nessun costruttore europeo pensa lontanamente di tentare di scalfire il dominio tedesco del settore ammiraglie, ha fatto flop pure la Phaeton, pure tedesca ma con marchio forse troppo popolare, il che è tutto dire...
Ho sempre amato la Coupé, perchè era l'auto di mio padre, poi sono riuscito a comprarmela anch'io. Consideravo la Berlina "irrilevante". Poi col tempo ho cominciato ad innamorarmene, quasi quanto la mia Coupé e oggi la trovo un'auto veramente affascinante, imponente, maestosa. Ne vorrei tanto una.
Vettura particolare, per quanto mi riguarda, preferibile oggi come auto d'epoca che 40 anni fa. La prima serie con il motore da 2800 era inadeguata vista la stazza complessiva. Altra cosa la 3200. Mi raccontava un motorista Fiat che sui strada non c'erano confronti sia con Bmw che con Mercedes in quanto a tenuta di strada. Di concezione superata il cambio automatico a tre rapporti. Consumi in stile famiglia veneta il giorno di festa. La prima a non crederci forse fu proprio Fiat. Pensare che la precedente ammiraglia italiana era la Lancia Flaminia, viene un certo groppo alla gola. E la successiva fu la balena bianca, l'Alfa 6. Altra incompresa pur con un motore da riferimento.
gian masini: Di concezione superata il cambio automatico a tre rapporti
Mah...nei primi anni '70 i cambi automatici erano praticamente tutti a 3 rapporti.
E' a 3 rapporti l'automatico della mia CX dell'86...figuriamoci nel 1969-70.
Infatti credo siano maldicenze.
E' vero forse che si guastava, ma penso sia per il fatto che nelle officine non avendo la cultura dell'automatico non gli veniva cambiato neppure l'olio.
Ho visto cambi automatici bruciati dopo 100.000 Km per l'assenza di manutenzione anche in questi anni...figuriamoci allora.
Molto bella. Comunque credo proprio che il parallelo più calzante sia assolutamente quello con la Volkswagen PHAETON: Stessa filosofia, stessa tipologia di auto e di marca (generalista) e stesso flop per motivi simili. Oltretutto, così come la 130 poteva essere vista come una 125 "gonfiata", la Phaeton appare come una Passat "gonfiata". Ho sempre visto la Phaeton come la "gemella" attuale della 130...
(foto "sampei" )