Esemplare notevole per stato di conservazione, tinta e targa, sebbene continui a ritenere poco riuscito l'ultimo restyling, ora come all'epoca in cui, da ragazzino, ne vidi le prime imamgini su Quattroruote.
Al contrario di Markino, personalmente mi sono sempre piaciuti quei 2 "pezzi di plastica" posticci sulla coda che caratterizzano l'ultimo restyling. A tal proposito dopo 30 anni non ho ancora capito se i 2 fari aggiuntivi sono funzionali o meno... Toglietemi questo tarlo... :-)
Te lo levo subito: sono due efficientissimi e funzionatissimi retronebbia. Sostituivano il retronebbia singolo della serie precedente, che aveva un aspetto sinceramente un po' posticcio.
In molti, erroneamente, pensavano fossero due catarifrangenti meramemte decorativi. Così vennero chiamati dal carrozziere che sostituì quello della 1.6 di mio padre, rotto in parcheggio. Però il sottoscritto, che a sette anni era già piuttosto vispo e curioso, sapeva già bene com'era fatto un catarifrangente. Quei due fanali dovevano per forza accendersi. Non sapevo come, ma dovevano.
Un giorno, in un libro di scuola, trovai una pagina in cui erano elencati i simboli usati nei cruscotti delle auto, e notai un simbolo a cui non avevo dato nessuna importanza: quello dei retronebbia. Il pomeriggio stesso corsi in macchina e accesi il quadro. Dopo un certo numero di tentativi (i retronebbia potevano essere azionati solo con gli anabbaglianti - abbaglianti inseriti, non con le luci di posizione) i due faretti si accesero di luce immensa, con un giubilo da parte mia talmente forte che ancora lo ricordo con una certa emozione.
La sera stessa ripetei la cosa con la A112 di mia madre, ottenendo lo stesso successo (e la stessa noncuranza dei miei vecchi per la mia prodigiosa scoperta).
Benché un po' vistosi, i grossi retronebbia posteriori conferivano al tempo un aria completa alla terza serie Giulietta, che appariva molto più curata e moderna delle serie precedenti. Anche se oggi ho rivalutato le serie precedenti, ancora oggi se ne osservo la coda ho un'impressione di "incompletezza" che mi porto dietro da sempre e che non riesco a digerire. Troppa lamiera vuota.
Pollice su anche per il resto del restyling: bellissimo il paraurti anteriore, più importante e grintoso e coi fendinebbia integrati: una maggiore pulizia accentuata dalla eliminazione dei rostri gommati. Bello il fascione laterale, la nuova mascherina, le borchie in tinta anziché nere, infine semplicemente meraviglioso il nuovo cruscotto con check control integrato, motivo d'orgoglio coi compagni di classe.
Grazie Total per la completissima risposta! Quindi i miei sospetti erano fondati...
p.s.
per il ceck control ho dovuto attendere fino al 1993 quando papà prese una croma cht di seconda mano in sostituzione del povero e sfruttatissimo 131 1.6 tc.
Finalmente colmavo (ma solo colmavo) un pò il gap con mio cugino in fatto di ceck control e cruscotto in quanto la sua prisma 1.6 con amperometro e indicatore pressione olio era ancora una spanna sopra la croma per completezza
Personalmente l'unica cosa che ho sempre trovato stonata nella terza serie è lo scudetto: era molto più bello quello metallico delle due serie precedenti!
In quella di mio padre era fin troppo asimmetrico, in quanto la lancetta dei km/h rimaneva spesso incollata sullo zero. Problema piuttosto comune, che il vecchio non si sognò mai di far risolvere.
In effetti la Giulietta 3a serie, insieme alle "33", montava i primi tachimetri elettronici, i quali avevano un'alta "mortalità infantile" rispetto a quelli tradizionali con cavo bowden. In ogni caso, scelgo Giulietta ultima serie!
In più mettiamoci il check panel più rincojonito della storia dell'auto, ad ogni modo l'estetica avanti tutto, per cui anche per il sottoscritto, terza serie uber alles!
(foto "S4" )