Versione oggi rarissima, all'epoca molto ambita dai giovani, che quasi la preferivano - poiché economicamente più abbordabile - all'ancor più performante 125 Abarth, e nel decennio successivo rapidamente dimenticata e caduta nell'immensa rete degli incentivi; il piede incosciente di tanti ragazzotti, guidatori esperti a parole, e abili invece a stamparsi alla prima curva affrontata in velocità, fornisce un altro robusto tassello della sparizione di una vettura che oggi merita di essere accuratamente preservata, e che non tarderà a crescere nelle quotazioni.
Attendo fiducioso le altre viste con cui Casamini ha velocemente imparato a integrare il reportage, sempre che non passasse nei paraggi di fretta.
Non ha avuto il successo che ci si attendeva perché travolta dalla concorrenza della Golf GTI, forte di un'immagine ben consolidata e difficile da scalfire.
Oltretutto è stata prodotta per poco tempo: solo due anni la prima serie e altrettanti la seconda.
Ma la Ritmo era tecnicamente più raffinata (a cominciare dal bialbero Lampredi) e, secondo me, molto meno banale esteticamente. L'unica pecca sono gli interni derivati dalle versioni base: avesse avuto quelli delle Super, non avrebbe avuto davvero nulla da invidiare alla pluriosannata rivale tedesca. Ovviamente mi riferisco alla prima serie. La seconda, con tutto il rispetto, era guardabile solo nella versione 130, sempre grazie a quel gran motore che aveva.
Davvero stupenda!!! Una delle Ritmo più belle di sempre e anche una delle più rare da incrociare oggi.
Un vero peccato che molte sono finite sotto la pressa al pari delle versioni normali.
Ma la Ritmo era tecnicamente più raffinata (a cominciare dal bialbero Lampredi) e, secondo me, molto meno banale esteticamente. L'unica pecca sono gli interni derivati dalle versioni base: avesse avuto quelli delle Super, non avrebbe avuto davvero nulla da invidiare alla pluriosannata rivale tedesca. Ovviamente mi riferisco alla prima serie. La seconda, con tutto il rispetto, era guardabile solo nella versione 130, sempre grazie a quel gran motore che aveva.
Attendo fiducioso le altre viste con cui Casamini ha velocemente imparato a integrare il reportage, sempre che non passasse nei paraggi di fretta.