La targa era vera come una moneta da tre euro... l'originale in ferro sarà andata in frantumi in qualche anno lontano.
Appena ho il mio archivio sotto mano arriveranno altre foto.
Nemmeno io mi fiderei a lasciare una vettura tanto quotata così, come i "frigoriferi" intorno...
La targa originale, o era illeggibile dalla ruggine, o mancava del tutto, oppure, come faceva giustamente notare il Bue, se la saranno "grattata"
Fa sempre la sua figura questa meravigliosa ed elegante sportiva del biscione dei tempi aurei, specie se rappresentato da un esemplare bellissimo come questo.
La targa tarocca stona un po'.
L'auto usciva da un lungo e laborioso restauro, che l'ha portata alle attuali condizioni partendo da una base che era poco più di un ammasso di ruggine. La mia affermazione nasceva proprio dal fatto che, quasi sicuramente, la targa originale avrà seguito nel corso dei decenni il medesimo deperimento dell'auto.
Se poi le targhe in ferro erano resistenti come il rivestimento di un transatlantico... allora alzo le mani!
La vettura era una meraviglia. Stavo cercando parcheggio in una rinomata località lacustre e trovarmela davanti è stato un sogno ad occhi aperti. Il proprietario stava leggendo il giornale seduto su di una panchina a pochi metri.
Ero proprio con la mia cara Toyota, ma non è quella sotto alla "P": la mia è nera ed è il modello precedente. Che occhio Marcello, non mi ero manco accorto che una sorellina aveva fatto capolino.
Perchè appena ho cominciato a fotografare a nastro, in preda ad un'euforia simile a quella di un bambino portato a "Gardaland" per la prima volta, mi è venuto vicino chiedendomi se la Giulietta mi piaceva!
Un silenzio che avrei comunque colmato in queste ore, di ritorno da Milano dopo una delle convulse giornate che si stanno ripetendo identiche da settimane. Quando compaiono vetture simili, mi si perdoni il paragone blasfemo quanto immodesto, mi sento un po' come il Machiavelli nella lettera a Francesco Vettori, che, dopo una giornata spesa a contatto con faccende di modesto spessore, alla sera veste abiti nobili e assume un linguaggio aulico per essere all'altezza degli storici classici latini, dalla cui lettura trae linfa per la stesura del "Principe". Nel mio caso, oggetto del rito sono le più prelibate vetture - più spesso italiane o americane - cadute nell'obiettivo degli avvistatori di Targhe Nere, che mi piace assaporare con la dovuta tranquilità, oserei dire sacralità.
Non potrebbe non essere così per una Giulietta Sprint Veloce, la versione più performante della berlinetta presentata in uno stadio ancora non perfettamente definitivo al Salone di Torino del 1954, con la quale si dovevano urgentemente calmare le acque che andavano agitandosi intorno al Portello a causa dei ritardi nella delibera della Giulietta "vera", la berlina che, sotto la severa supervisione di Rudolf Hruska, aveva evidenziato la sensibilità della scocca alle vibrazioni propagate dall'avantreno durante i collaudi sul pavé. Dal rocambolesco ripiego su una versione sportiva, della quale esisteva già un prototipo grezzo fatto in casa, probabilmente fornito quale schema di massima in una sorta di appalto-concorso alle Carrozzerie Ghia, Bertone e Boneschi, perché ne derivassero una vettura finita, nacque una delle più belle e valide macchine sportive di dimensioni contenute di tutti i tempi. L'immediato impiego agonistico che ne fecero numerosi corridori italiani e stranieri, in un'epoca in cui esisteva una miriade di competizioni di ogni sorta, e una gran fame di automobili prestanti da parte di una nutrita schiera di piloti professionisti o gentleman, creò le premesse perché si scatenasse una escalation di versioni sempre più prestanti della quale la Sprint Veloce da 80 CV (a fronte dei 65 CV della Sprint), lanciata nel 1956 in una configurazione piuttosto spartana, con vetri anteriori scorrevoli, fu solo la prima tappa. Seguirono le Zagato "ufficiose" (ricavate proprio da alcune Sprint Veloce, di cui fu smantellata la carrozzeria), la Sprint Speciale di Bertone, uno - strabiliante - incidente di percorso sotto il profilo della resa agonistica, e infine le Zagato ufficiali a coda tonda e poi tronca, secondo una trafila che ho già avuto modo di ripercorrere altre volte.
L'esemplare in foto, nel sempre magnifico biancospino, appartiene all'ultima generazione prima del passaggio alla motorizzazione 1600 di derivazione Giulia TI, e, pur risultando privo della modanatura sottoporta, appare effettivamente in ottima forma. Se già la Sprint "normale" ha conosciuto negli ultimi anni un notevole incremento di valore, il discorso risulta amplificato per la ben più rara "Veloce", la cui quotazione, in un'asta su piazza americana, francese o britannica, potrebbe superare verosimilmente i 70-80 k€ con un esemplare in simili condizioni (ammesso che la meccanica sia tutta "giusta" ). Avveduto l'appassionato che ha colto l'occasione di acquistarne una in tempi assai meno sospetti per pochi milioni di lire, anche se, personalmente, non mi separerei mai da un'auto simile per incassare una sia pur ricca plusvalenza