Ammetto che non potrei mai e poi mai riconoscere la marca e il modello delle auto anni 30 senza andare a guardare lo stemma anteriore. Da questa inquadratura poi non so chi e come l'abbia riconosciuta in una Fiat 514. Complimenti all'esperto!
Capita spesso, alle manifestazioni che raccolgono le vetture prebelliche, sentir dire dai più anziani "il '14", "il '3", "la '20", "la...'1 (!)". Si capisce ben presto che, presso gli appassionati di quella generazione, era normale definire le FIAT della lunga serie iniziata nel 1919 con la "501" (appunto, la "1" !), omettendo il "5" che ne contraddistingueva la stirpe.
Qualche esemplare di "14" capita sempre in tale genere di eventi, almeno dalle mie parti (Nord-Ovest ed Emilia), anche se, di regola, si tratta delle solite vetture. Le unità sopravvissute, inevitabilmente, sono molto poche, e primeggiano proprio le più voluttuarie Spider, mentre le berline metalliche a due e quattro porte, le mie preferite come spesso accade, sebbene prodotte in più unità, hanno subito in molti casi il classico destino di tante auto nell'immediato dopoguerra, essendo già state fortunate ad aver schivato bombardamenti e requisizioni: la conversione in camioncino e le fatiche della Ricostruzione.
Modello in genere giudicato poco fortunato, il tipo "514" si trovò a convivere con gli anni più acuti della recessione mondiale, innescata dai crolli della borsa di New York dell'ottobre 1929, che proseguirono sino al 1932. Le esportazioni, sfogo naturale per la nostra industria automobilistica, penalizzata dal ridotto mercato interno, e già messe in difficoltà dalla politica monetaria del regime fascista, orientata dal 1926 a una lira "forte", ne risultarono ulteriormente depresse. Oltre al contesto, tutt'altro che favorevole come si può ben capire, c'erano i problemi intrinseci al modello, il minore della gamma FIAT dopo la cessazione della piccola "509": il prodotto non funzionava né come vettura, diciamo molto impropriamente, "popolare", dato il motore di ben 1438 cc, non certo di taglio minimo, né come vettura media, della quale non aveva le qualità in termini di spaziosità e prestazioni. Può essere che, sull'onda di una crescita economica lenta ma costante nel nostro paese, e delle buone performance di molti paesi europei, la FIAT avesse pensato che i tempi fossero maturi per taglie più grosse sulla vettura di categoria inferiore, il che avrebbe significato un prezzo di vendita superiore e più alti margini unitari; sfortunatamente, le cose, di lì a poco, presero una piega molto diversa. Il consuntivo finale, nel 1932, fu di appena 37mila unità. Nel marzo di quell'anno fu lanciata la "508" Balilla di 995 cc, che raccolse un grande successo e risollevò il conto economico della FIAT: oltre 110mila esemplari sino al 1937, più le versioni costruite su licenza all'estero.
Mai visto l'esemplare colto in strada da Agostino, rifinito in una livrea verdastra già notata su altre FIAT prebelliche, come la Balilla e l'Ardita. Spero capiti prima o poi l'occasione, diretta o indiretta, di un reportage completo
Mah, io un sospettino ce l'avrei
Almeno in questo caso, declino ogni responsabilità
Spero anzi che sia tutta farina del sacco di Agostino
cilindrata 1438cc con circa 30cv ... il 1438 bialbero fine anni '60 invece ha circa 90cv
In un passo che ricordo a memoria dello splendido libro "Le grandi FIAT" (1967), Angelo Tito Anselmi prende a riferimento proprio la 124 Sport, all'epoca appena lanciata, per dissertare brevemente circa l'evoluzione dei metodi di misurazione della potenza. A proposito di una vettura da corsa di inizio secolo (la "75 HP" del 1904), le cui prestazioni sarebbero risultate inspiegabili alla luce della potenza dichiarata (e della spaziatura dei rapporti, piuttosto corti), afferma: "non resta che pensare che le potenze indicate fossero quelle effettive in condizioni d'esercizio, e non già, secondo l'uso moderno, quelle di punta riscontrabili sul banco. Sarebbe come dire che la 124 Sport è una 50/75 HP (noi diciamo che sviluppa cv 90 DIN), e allora i conti tornano".
In tutta onestà, ignoro quali fossero le metodologie con cui, all'epoca della "514", posteriore di circa 25 anni a quella cui Anselmi si riferiva, si rilevasse la potenza di un propulsore, ma non mi stupirei se, adottando standard attuali, spuntasse qualche cavallo in più.