Immagine

Fiat 501 Torpedo

fiat501torpedo20180327.jpg
Anno n.c., targhe alfanumeriche del 1995 (Mc 127).

Data: 27/03/2018
Commenti: 9
Visualizzazioni: 1076
Commenti
#1 | bob91180 il 27/03/2018 11:33:55
Databile 1920/1924 , motore 4cil di un litro e mezzo con 24cv ...
#2 | doc01 il 27/03/2018 15:21:43
Splendida, quasi centenaria, un pezzo da museo, dove forse dovrebbe stare, e non su un carrellino all'aperto...Ma mi chiedo come fa' un mezzo cosi' con una targa, che sottosta' a leggi, decreti, revisioni a circolare? Cioe' fa' la revisione in un centro speciale?Non la fa' piu'...una cosa che mi son sempre domandato...
#3 | free_runner il 27/03/2018 15:43:43
Forse 'gira' su di un carrellino proprio perché non la fa più...
#4 | gabford il 27/03/2018 15:50:29
La finitura blu è molto particolare, ma non capisco se è quella prevista in origine, falsata da un gioco di riflessi dubbio.

fa' la revisione in un centro speciale?

I veicoli storici prodotti fino tutto il 1959, se iscritti ad un registro previsto dal CdS, o se provvisti sul libretto della dicitura “veicolo di interesse storico e collezionistico”, devono essere collaudati esclusivamente presso la sede competente della Motorizzazione Civile. Se invece il veicolo non è iscritto ad alcun registro, è considerato come qualsiasi altro automezzo circolante.
#5 | bob91180 il 27/03/2018 17:34:22
Sul mio video risulta grigio perla ...
#6 | Markino il 27/03/2018 17:35:01
Esemplare già visto alla scorsa edizione della fiera di Reggio Emilia, rifinito in un grigio chiaro piuttosto tipico, come ha notato Bob.
Modello che segna un passaggio fondamentale nella storia della FIAT, costruito in circa 70mila esemplari tra il 1919 e il 1925, buona parte dei quali destinati all'esportazione.
La FIAT, che alla vigilia del conflitto mondiale era già una grande impresa attiva in diversi settori meccanici, ed impiegava circa 4.000 operai e tecnici, aveva conosciuto un'enorme crescita tra il 1914 e il 1918 in virtù del suo pieno coinvolgimento nelle forniture militari (soprattutto veicoli pesanti e motori marini e per velivoli); al termine della guerra, l'organico si era all'incirca decuplicato. Una struttura di tali dimensioni non poteva certo convivere con un'economia di pace, non più "drogata" dalla produzione militare, a meno che non si fosse compiuto un deciso colpo di sterzo rispetto agli orientamenti prebellici, quando il core business era costituito da poche migliaia di automobili l'anno, di fascia media e medio-alta e riservate ad un'élite (anche se con la "Zero" del 1912 si era aperto un primo importante varco verso il basso). La soluzione - quasi obbligata, in un simile contesto - fu una vettura semplificata nell'architettura e dai costi di gestione contenuti, che potesse godere di una ben più larga diffusione sul mercato, intercettando, soprattutto all'estero, quella clientela borghese che iniziava ad avvicinarsi alla locomozione privata; con i più ampi volumi che ne sarebbero necessariamente derivati, sarebbe stato possibile "reggere" le accresciute dimensioni aziendali, che poggiavano anche sul nuovo stabilimento multipiano del Lingotto, edificato tra il 1916 e il 1920 seguendo quei paradigmi "fordisti" d'Oltreoceano ai quali Giovanni Agnelli aveva sempre prestato molta attenzione. Forte di un respiro finanziario di cui la concorrenza nazionale non disponeva, sostenuto durante il conflitto da alcuni importanti aumenti di capitale e dai legami con i principali Gruppi bancari (Banca Commerciale e Credito Italiano), e grazie ad un'ottima équipe tecnica, sulla quale spiccava un progettista come Carlo Cavalli, la FIAT realizzò con la "501" un piccolo capolavoro, nel quale erano già presenti i semi che avrebbero prosperato con le varie vetture di taglia ridotta via via succedutesi nei decenni. Meccanicamente efficiente, spaziosa ed esteticamente elegante, la "501", realizzata con diversi tipi di carrozzeria, ottenne un grande riscontro commerciale, sul quale si innestarono numerosi successi sportivi di categoria, ottenuti con esemplari biposto in versione "S" spogliati nell'allestimento, ed elaborati (celebre la "testa Silvani" ) sino a poter raggiungere e superare la fatidica soglia dei 100 km/h, non poco per l'epoca e per la cilindrata.
Nel dopoguerra, dopo oltre due decenni, le "501" superstiti erano ancora sufficientemente affidabili da poter essere ricercate da commercianti ed artigiani costretti ad arrangiarsi con quanto disponibile, e convertite in camioncini per ridare vita alle piccole attività che dovevano contribuire alla rinascita del Paese.
Ne sopravvivono più di quante si pensi, talvolta rientrate in Italia dall'estero, anche da paesi lontani come l'Australia, dove le vetture FIAT erano conosciute ed apprezzate.
#7 | Alfa33 il 27/03/2018 22:31:18
Ottima analisi, come sempre.
#8 | polar il 27/03/2018 23:58:42
Interessante, chissà com'era targata prima del 1995...
#9 | gabford il 28/03/2018 00:05:37
Ci vedo proprio bene pinocchioPfft. Ditemi che almeno i parafanghi non sono grigio chiaro nghenghe.
Scrivi commento
Per scrivere un commento devi essere registrato