Favoloso e pregiato esemplare alimentato a iniezione meccanica Kugelfischer (2.150 le unità realizzate), ancora con prima targa, incrociato nella primavera 2017 ad una corposa manifestazione cuneese - priva di velleità sportive - poco nota al grande pubblico, ma capace di mettere insieme un parco auto variegato e degno di nota (con una buona dose di prebelliche ed immediate postbelliche), il Premio Castello degli Acaja, intitolato allo splendido maniero trecentesco che si erge nella parte alta di Fossano.
La vettura faceva parte di una piccola collezione del torinese che, venendo a mancare il suo ispiratore, è stata via via alienata, e comprendeva anche una "Fulvia 5 marce" verde Ostenda con targa nativa TO E4, ancora con cellophane alle portiere, sulla quale avevo fatto un pensiero, e che in breve è finita nelle mani di un operatore commerciale insieme ad una "DS Pallas" faro carenato argento (entrambe esposte lo scorso anno ad Automotoretrò). La "Flavia Coupé" mi veniva data quasi per certo in partenza per la Francia. Se la foto risale a pochi mesi fa, può essere che abbia virato su una destinazione italiana, oppure che gli eredi del proprietario non se ne siano (ancora) separati. Per quanto effimero possa essere tutto questo, me ne compiaccio.
Vettura di mio culto con qualsiasi motorizzazione, la serie 1961-'68, ma non è certo la prima volta che lo rendo manifesto
Vettura restaurata dalla KCA di Cassina de Pecchi e rovinata bucando il baule per installare la targa ASI delle prime omologazioni. Mancanza di cultura !!
Concordo con i critici della targa ASI, ma purtroppo - sottolineo purtroppo - il collezionismo italiano è fatto nella maggioranza degli appassionati da persone che saranno pure appassionati di auto, ma la cui prima passione è quella delle "penne del pavone", per richiamare un vecchio adagio. Esibizionismo, prima di ogni altra cosa, insomma. Per giunta, quella traga ASI incorniciata e disposta secondo criteri utilizzati per allineare i quadri ad una parete (!), è una conferma dell'atteggiamento di fondo... un cofano è una cosa, una parete di una stanza è un'altra. Di soluzioni migliori ce ne sono diverse, si va dal telaietto separato avvitato a lato della targa (sfruttando gli stessi fissaggi della targa), alla collocazione sulla cappelliera posteriore con un semplice portaritratti appoggiato (senza forare alcunché).
Personalmente, se dovessi far certificare ASI o altro una delle mie vetture, so dove tenere la targa: dentro al cassetto portaguanti
Detto questo, complimenti per questo esemplare e lode al fotografo che ha realizzato delle buone riprese (specie quelle parzialmente controluce, sempre difficili da realizzare).
Modello che stilisticamente sembra un ibrido (quasi un ponte), tra la Flaminia coupé e la Fulvia coupé, che reputo entrambe più riuscite perché più "pulite" nelle linee, ovviamente ognuna inserita nella sua epoca: preferisco la berlina perché "osa" di più, un po' come fece l'Alfa Romeo Giulia (due anni dopo, però), dando luogo ad una coda originale, anche se non del tutta apprezzata all'epoca. Rimane comunque un caposaldo dell'automobile italiana: berlina o coupé piacerebbe molto anche a me avere una 1.8 iniezione in garage (nonostante preferisca la trazione posteriore per svariati motivi).
La targhetta del RSL ce l'ho a casa in una vetrinetta.
Sono lagnoso anche oggi, il meteo poi non aiuta... quei fanalini aggettanti sembrano montati all'ultimo momento, il primo scatto mi ricorda la Saxo!
Non fucilatemi in sala mensa, conosco bene la raffinatezza del mezzo, anche per questo non giustifico un inadeguato cambio a soli quattro rapporti.
I gruppi ottici posteriori appaiono effettivamente un po' posticci, c' è da dire che fino alla metà degli anni 60 la fanaleria non era considerata elemento stilistico ma pura necessità funzionale e quindi spesso non perfettamente integrato nel disegno complessivo.Nelle sconnesse e ridicole linee attuali invece i fari costituiscono elemento decorativo importante, forse a sopperire alla grande poverta stilistica odierna.
Esatto; a parte le soluzioni adottate per la fanaleria anteriore e posteriore, molto diverse, le due vetture rivelano a prima vista la loro stretta "parentela", ossia l'identità di ispirazione.
Apripista la "250 GTE", lanciata nel 1960; a mio giudizio, una delle più belle ed eleganti Ferrari mai costruite; la "Flavia Coupé" seguì a ruota, nel 1961.
il collezionismo italiano è fatto nella maggioranza degli appassionati da persone che saranno pure appassionati di auto, ma la cui prima passione è quella delle "penne del pavone"
Esibizionismo, prima di ogni altra cosa
Personalmente, se dovessi far certificare ASI o altro una delle mie vetture, so dove tenere la targa: dentro al cassetto portaguanti
Concordo con ogni singola parola, bravo!
Personalmente, l'unica auto che possiedo con targa oro ASI è una Fiat 127 del 1972 acquistata la scorsa estate. Meno male che l'ex proprietario non bucò nulla e semplicemente appoggiò la patacca sulla cappelliera. Io manco l'avevo notata, fate un po' voi quanto mi frega dell'ASI
Alla mia auto d’epoca è stata assegnata la “targa oro ASI” e la cosa mi dato molta soddisfazione. Non ho aperto la ruota del pavone e non sono diventato il becero esibizionista che non sono mai stato: sono solo uno a cui un esperto ha riconosciuto la originalità della propria auto. Certo, mi ritengo abbastanza esperto di Alfa Romeo Giulia da poter stabilire da solo come era fatta la mia auto quando uscì dalla concessionaria 50 anni fa, ma se non mi fossi messo in gioco avrei peccato di arroganza, ritenendomi talmente superiore da non sottopormi al giudizio di un signore che ha una competenza riconosciuta. Adesso quella targhetta metallica giace nel bagagliaio e, in occasione dei pochi raduni a cui partecipo, l’appoggio delicatamente sulla cappelliera del lunotto posteriore: non è vanità, ma solo un tacito modo di fornire informazioni ai passanti sul modello, l’anno di costruzione e di comunicare che l’auto è tutta originale. In questo modo mi evito le prime tre domande.
Sono contento quando i curiosi guardano l’auto mentre vado in giro, i più giovani con curiosità, i più anziani con nostalgia di tempi andati, quando ne hanno posseduta o desiderata una simile oppure ci hanno viaggiato con i propri genitori. L’ASI serve a certificare l’originalità di un veicolo tutelando il patrimonio motoristico residente nel territorio nazionale. In questo senso, la sua funzione culturale è notevole; quanti sono portati ad investire nel ripristinare l’originalità della vettura per poter superare il collaudo ed ottenere la targa? E così facendo essi ampliano le proprie conoscenze ed entrano in contatto con mondi diversi, con realtà che, tra tanti imbroglioni, è fatta da persone la cui passione per le auto è solo un aspetto di una personalità più generalmente portata ad apprezzare le cose belle e distinguere i particolari, i materiali degli oggetti e la loro fattura. Senza contare che, per quelli che si avvicinano al motorismo d’epoca e vogliono comprare l’auto dei propri sogni, un modello dotato di targa ASI offre loro un ragionevole margine di fiducia che quello che stanno acquistando non sia un bidone poco rispettoso della verità storica. Non discuto che alcuni esibiscano la targa ASI per pura vanità: il mondo è vario e siamo tutti diversi. Ma ci sono alcuni che criticano sprezzanti il riconoscimento della certificazione per puro e semplice snobismo.
Se la foto risale a pochi mesi fa, può essere che abbia virato su una destinazione italiana, oppure che gli eredi del proprietario non se ne siano (ancora) separati.
rispondo a markino: la foto risale a novembre e l'ho avvistata in città per la prima volta ad agosto senza riuscire a fotografarla (rimasi inebetito: "E questa da dove esce?!" e non riuscii a estrarre la macchina fotografica). quindi credo che sia una presenza nuova in città e non un fugace passaggio.
Concordo con ARgiuliasuper riguardo le considerazioni sulla targa oro e sui grandi meriti dell'Asi. Ente prestigioso,
Asi ha effettivamente perso credibilità con la disinvoltura della passata gestione, l'attuale,presieduta dal dott. Alberto Scuro, sta lavorando con grande impegno per ritrovare l'autorevolezza di un tempo ed i risultati cominciano a vedersi.
la foto risale a novembre e l'ho avvistata in città per la prima volta ad agosto
C'è da dire che l'operatore commerciale di cui al mio precedente commento - oramai molto noto - risiede in provincia, e ogni tanto utilizza le auto che detiene "in portafoglio", per cui, se tanto mi dà tanto, potrebbe essersi accaparrato anche questa meraviglia, tuttora in attesa di una "destinazione" definitiva.
(foto "Blowup" )