Questa credo di averla vista esposta sul lungolago di Bardolino al raduno Fiat dello scorso autunno e da non amante delle auto così anziane (Markino mi perdoni ) l'ho fotografata solo per la targa
Al di là dei gusti personali, mi immagino l’emozione nel trovare un reperto simile a spasso nel traffico quotidiano...
Questa foto per me ha un fascino straordinario
Sono rimasto letteralmente estasiato e in adorazione davanti a questa veterana di guerra che mai mi sarei aspettato di adocchiare nel traffico odierno di un sabato come altri. Non male direi, novantadue anni e non sentirli!
Esemplare strabiliante ritrovato a Bardolino lo scorso settembre, ma già ammirato durante la sosta a Villa Pomela, tra Novi Ligure e Serravalle Scrivia (AL), nell'edizione 2019 della Milano-Sanremo, quando ebbi modo di chiacchierare con il neo-proprietario, personaggio sui generis molto affabile, all'incirca 45enne, e grande cultore di FIAT prebelliche.
A dispetto delle 6-7 decine (molto a spanne) di unità superstiti (non poco, peraltro, dopo 90 anni di vicissitudini, sulle quali giganteggia il secondo conflitto, con il suo tragico corollario di devastazioni), la "503" fece segnare numeri piuttosto elevati nel panorama automobilistico europeo della 2a metà degli anni '20, con oltre 42mila esemplari costruiti nel solo biennio 1926-'27, piazzati dalla FIAT soprattutto sui mercati d'esportazione, all'epoca vitali per il fatturato del Gruppo; proprio allora avrebbero iniziato a delinearsi le nefaste conseguenze della "Quota 90", la rivalutazione della lira voluta dal Regime per motivi di prestigio monetario, nonché per combattere l'inflazione da importazioni, e difendere così i risparmi della piccole e media borghesia. Cilindrata di 1,5 lt. (ereditata dalla "501" e "502", quest'ultima dal passo più lungo) con 27 CV, e dimensioni la ponevano in una fascia di mercato che, molto sommariamente, potremmo definire "media" (anche se verso la parte inferiore della "forchetta" ), indicativa di vetture con buon spazio carrozzabile/abitabile e una cilindrata, seppur non elevata, di respiro più che sufficiente a garantire quel che l'utenza (ancora scarsa in Italia, ben più numerosa nei principali mercati esteri) oramai pretendeva dall'automobile, che potesse cioè assecondare senza difficoltà un impiego continuativo urbano ed extraurbano, con un buon confort inteso in primo luogo come facilità di guida, qualità che imponeva, ad esempio, i freni sulle quattro ruote - dei quali la "501", almeno per gran parte della sua vita commerciale, era ancora priva - e propulsori elastici dalla coppia generosa, capaci di evitare l'uso frequente del cambio (a sua volta, dai rapporti tendenzialmente corti). Dal punto di vista stilistico, il ridisegno della precedente carrozzeria fu l'occasione per adottare il già più volte ricordato radiatore a timpano - in luogo di quello ovoidale - che tanto successo aveva ottenuto, per la sua eleganza, sulla più minuta "509" del 1925, con conseguente rimodellazione del cofano motore.
Per darmi saggio della notevole cura nei dettagli di cui godevano queste automobili, il proprietario mi ha mostrato un particolare molto succulento, che testimonia anche l'eccellente stato di conservazione del suo esemplare: le portiere sono munite di tasca portadocumenti - credo in ottima similpelle - la cui chiusura è assicurata da asole sulle quali ruotano dei piccoli "fermi" con foggia a parallelepipedo ad angoli arrotondati, e sul fianco di questi è raffinatamente incisa (anzi, micro-incisa) la scritta "Fiat" con la tipica grafica della Casa.
L'anno di costruzione della vettura è il 1927.
Da questa prospettiva pare che le ruote posteriori abbiano un diametro inferiore rispetto a quelle anteriori ...
Non vorrei sbagliare, ma ho l'impressione che i cerchi anteriori, vista la foggia, rivengano da un modello FIAT più datato (direi "501" o "502" ), mentre solo quelli posteriori siano corretti per il tipo "503".
Indagherò appena avrò modo di reincontrare il proprietario.