Ai tempi ne vedevo di Alfa 90 col V6. Era stata una buona idea per orientare gli italiani ad acquistare una 6 cilindri nostrana sotto la soglia dei 20cv fiscali (tassazione assurda) al posto di una Bmw, l'unica alternativa di questo genere, con le sue 320i e 520i. Peccato che la qualità di certi materiali e la non sempre affidabilità della meccanica abbiano decretato partita persa. Io l'ho avuto sulla mia Alfa 6 ma al posto dell'iniezione aveva 6 carburatori; consumi spaventosi, difficoltà di regolazione del minimo, guarnizione della testa andata... non ne ho un buon ricordo anche se l'Alfa 6 la amo e la amerò sempre. Sul minor peso della 90 e con l'iniezione elettronica parte di questi difetti sono stati evidentemente eliminati... Detto ciò, questo in foto mi sembra un buon esemplare al quale vanno rimessi immediatamente i suoi cerchi in lega di serie!
Modello poco fortunato e assai interessante. Fra gli alfisti di oggi si dibatte sul senso dell'esistenza della 6V 2.0, ma se ne parlò anche al tempo (i maligni dissero che era dovuta alla necessità di smaltire le scorte che avrebbero dovuto equipaggiare le Alfa 6 mai costruite..), tanto più che conviveva in listino con la 2.0 iniezione a quattro cilindri, rispetto alla quale aveva un prezzo in vendita notevolmente più alto: più di tre milioni di lire.
Questo era dovuto innanzitutto all'equipaggiamento, che sulla V6 era più ricco, prevedendo di serie anche il servosterzo e gli alzacristalli elettrici posteriori che sulla quattro cilindri si pagavano a parte. C'erano anche i sedili a regolazione elettrica, dei tessuti più ricchi e la corona del volante rivestita in pelle.
Nonostante la poca differenza di cavalleria, appena quattro CV in favore della sei cilindri, come prestazioni le due vetture non potevano essere più diverse: la quattro cilindri più pronta in accelerazione, la sei cilindri molto più rapida in ripresa: da 70 a 120 in 15 secondi contro I 20 della quattro cilindri, valore di assoluto rilievo nonché persino migliore di quello della ben più potente 2500. Questo era dovuto in gran parte alla rapportatura del cambio che venne preferita più corta sulla sei cilindri, cosa che se andava a beneficio della ripresa aveva il suo contraltare nel minore confort in quinta dovuto all'elevato regime di rotazione: un controsenso per un modello che si voleva di alto lignaggio.
Nota dolentissima i consumi, relativamente buoni nella quattro cilindri che traeva giovamento del lungo affinamento iniziato ai tempi dell'Alfetta Quadrifoglio Oro, ma preoccupantemente più alti nella 6V confermando il peccato originale del propulsore che già quando si trovava sotto il cofano dell'Alfa 6 beveva più o meno le stesse ingenti quantità di benzina della ben più prestazionale 2500. In questo l'Alfa 90 2.0 6V riusciva persino ad essere peggio della vetusta ammiraglia, consumando addirittura più della versione 2.5 Quadrifoglio Oro.
Più alta, infine, anche la velocità massima, seppur di pochissimo: 193 km/h contro 190.
In definitiva una versione non certo destinata a fare grandi numeri, ma viste le sue peculiarità e la pretesa esclusività, non esattamente inutile.
Dalla generazione seguente, ad ogni buon conto, le Alfa due litri V6 sarebbero state solo turbocompresse....