Colpaccio straordinario, rafforzato dalla magnifica immagine
La motorizzazione 1,8 lt., che si affiancava dal 1963 a quella originaria di 1,5 lt., risultava più adeguata alla stazza della Flavia, l'auto con la quale Antonio Fessia, chiamato alla direzione tecnica della Lancia sotto la nuova gestione Pesenti, ebbe modo di applicare ad un'auto italiana costruita in serie quella trazione anteriore della quale era sostenitore fin da quando ne aveva auspicato l'adozione sulla 500 "Topolino". Il notevole precedente della Cemsa Caproni F11 del 1947 (realizzata per suo impulso in poche unità, alcune delle quali sopravvissute), non ebbe infatti seguito per il fallimento della stessa Caproni.
Quanto alla linea, opera di Piero Castagnero, la Flavia, seppur moderna, poteva risultare non pienamente convincente, specie per il prospetto frontale, alto e massiccio con i doppi gruppi ottici aggettanti, e per la coda, vagamente discendente e appesantita dal rigonfiamento del bordo superiore.
Pochissime le Flavia 1a serie sopravvissute nelle condizioni del notevole esemplare fotografato, anche a causa della rovina a cui andavano incontro plancia e sedili, imbottiti con un nuovo materiale, la famigerata "gommapiuma", che si sfaldava facilmente a seguito dell'esposizione al sole.
Avvistamento di prim'ordine !
Bob91180: Verso la fine della sua stagione, nel 1965, la Flavia 1a serie 1,8 lt. fu affiancata da una versione dotata di iniezione Kugelfischer, della quale furono costruiti circa 150 esemplari. Se ne scovassi una oggi la acquisterei senza pensarci due volte.
In generale, la Flavia riscosse un buon successo commerciale, e fu una delle vetture più rappresentative del benessere generato dal boom economico italiano dei primi anni sessanta.
La motorizzazione 1,8 lt., che si affiancava dal 1963 a quella originaria di 1,5 lt., risultava più adeguata alla stazza della Flavia, l'auto con la quale Antonio Fessia, chiamato alla direzione tecnica della Lancia sotto la nuova gestione Pesenti, ebbe modo di applicare ad un'auto italiana costruita in serie quella trazione anteriore della quale era sostenitore fin da quando ne aveva auspicato l'adozione sulla 500 "Topolino". Il notevole precedente della Cemsa Caproni F11 del 1947 (realizzata per suo impulso in poche unità, alcune delle quali sopravvissute), non ebbe infatti seguito per il fallimento della stessa Caproni.
Sono le basi della storia della nostra industria automobilistica.
A tale proposito, un formidabile ritratto della direzione tecnico-progettuale nella FIAT negli anni '30, che vide in Antonio Fessia uno degli esponenti di punta, si può leggere nel magnifico volume dello storico dell'industria Giuseppe Berta "L'Italia delle fabbriche" (ed. Il Mulino).
Esatto Massimo: esposte ad alcune mostre, tra cui Autostory a Genova negli anni '90, ho avuto occasione di vedere sia la Cemsa Caproni F11 da te indicata, sia un'altra verde metallizzato targato VA, che, vedo dalla rete, è attualmente conservata presso il museo dell'aviazione di Volandia, a Somma Lombardo.
Non è tuttavia escluso che sopravviva qualche altro esemplare.
Mi associo a Vincenzo e Massimo.
Non sono un docente di estetica, e ritengo assai spinoso avventurarsi nel concetto del bello con troppa sicurezza: si rischia di commettere errori molto grossolani. Ad ogni modo, quando si esprimono giudizi così tranchant, "a onor del vero" sarebbe opportuno fornire qualche argomentazione, altrimenti credo sia giusto precisare che l'opinione rispecchia un gusto esclusivamente personale. Neppure io ritengo la Flavia Berlina 1a serie un canone di bellezza ed equilibrio stilistico, nel senso in cui possono esserlo considerate, ad esempio, la Giulietta Spider o l'Aurelia B24, ma ho cercato di coglierne gli elementi di disarmonia con un commento articolato.
Personalmente, invece, mi piace
Brutto, bello, ordine, disordine, bene, male...tutte parole vaghe che si riferiscono a concetti astratti.
Non sono assolutamente d'accordo.
Se si relativizza sempre tutto e lo si riconduce, per astrazione, ad una mera questione di "gusti personali" allora la discussione è già finita in quanto è sempre affermabile tutto e il contrario di tutto.
In realtà non è così.
Ci sono caratteri oggettivi che distinguono un opera di valore da una trascurabile e dai quali non si può avere la presunzione di prescindere.
La Flavia è una vettura sgraziata e grottesca e se insisto ad affermare il contrario, significa che non ho mai contemplato nulla di più armonioso quindi il problema è il mio ed è un problema culturale.
Lo stesso che mi porterebbe a preferire I Cugini Di Campagna ai Beatles oppure Carolina Invernizio a Gothe.
Poi tra espressioni di buona valenza possono intervenire, e qui sono d'accordo, le corde della percezione che, per ognuno di noi, risuonano a stimoli diversi.
In una conversazione, relativizzare è comunemente ben accetto e "simpatico", perchè ci pone apparentemente su un piano di modestia e rispetto verso i nostri interlocutori i quali pensano anch'essi nello stesso modo.
Quale modo? Quel che è uso pensare comunemente che è un cascame del Romanticismo ottocentesco il quale nega la possibilità di conoscere la realtà.
Laddove Voltaire era spinta ideale Forte di una classe rivoluzionaria, ovvero la borghesia del '700, Shopenhauer il secolo seguente è il mesto e Debole ideologo della stessa classe dominante ormai decadente e che ha esaurito il suo ruolo pregressivo nella Storia.
In estrema sintesi un esempio banale e chiarificatore: non mi piacciono i Pink Floyd, ma non mi sogno di affermare che non siano dei grandi. Semplicemente la mia sensibilità è un'altra, le mie corde entrano in risonanza con altre cose.
Non mi piacciono i Cugini Di Campagna e credo proprio di poter dire che abbiano prodotto della robaccia.
Spero di essermi fatto capire senza fraintendimanti e senza urto per nessuno.
Senza scomodare Goethe e Schopenhauer va benissimo l'esempio dei bistrattati Cugini di Campagna: pur producendo un pop rock di bassa caratura, sono tuttora in attività e hanno venduto milionate di dischi, ma non penso siano tutti dei truzzi quelli che acquistano la loro musica. La Lancia con i suoi prodotti quasi elitari, ha subito spesso degli autogol, vedi la Thesis, che pur avendo dei contenuti di spessore ha venduto pochissimo a causa della sua bellezza trasversale.
Se si relativizza sempre tutto e lo si riconduce, per astrazione, ad una mera questione di "gusti personali"
Mi permetto di farti un esempio di ordine: nel mio box ho solo la macchina (la Fulvia n.d.a.) e quando sbircio nel box dei miei condomini sembrano delle discariche, ma secondo loro è tutto ordinato.
La motorizzazione 1,8 lt., che si affiancava dal 1963 a quella originaria di 1,5 lt., risultava più adeguata alla stazza della Flavia, l'auto con la quale Antonio Fessia, chiamato alla direzione tecnica della Lancia sotto la nuova gestione Pesenti, ebbe modo di applicare ad un'auto italiana costruita in serie quella trazione anteriore della quale era sostenitore fin da quando ne aveva auspicato l'adozione sulla 500 "Topolino". Il notevole precedente della Cemsa Caproni F11 del 1947 (realizzata per suo impulso in poche unità, alcune delle quali sopravvissute), non ebbe infatti seguito per il fallimento della stessa Caproni.
Quanto alla linea, opera di Piero Castagnero, la Flavia, seppur moderna, poteva risultare non pienamente convincente, specie per il prospetto frontale, alto e massiccio con i doppi gruppi ottici aggettanti, e per la coda, vagamente discendente e appesantita dal rigonfiamento del bordo superiore.
Pochissime le Flavia 1a serie sopravvissute nelle condizioni del notevole esemplare fotografato, anche a causa della rovina a cui andavano incontro plancia e sedili, imbottiti con un nuovo materiale, la famigerata "gommapiuma", che si sfaldava facilmente a seguito dell'esposizione al sole.
Avvistamento di prim'ordine !