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Lancia Flaminia GT Touring 2.8 3C

lanciaflaminiatouringpeppe20130630.jpg
Anno 1968 (peppecantarella).

Data: 30/03/2014
Commenti: 7
Visualizzazioni: 1550
Commenti
#1 | time101cv il 01/07/2013 09:19:15
www.targhenere.net/images/media/sam_3211_zps7edad4ad.jpg
(foto "peppecantarella" )
#2 | Markino il 01/07/2013 10:10:48
Pezzo di alta collezione già dalla 2a metà degli anni '80. Costruzione raffinata con carrozzeria in alluminio "Superleggera", come da tradizione Touring, dimensioni notevoli e prestazioni elevate grazie al propulsore 2,8 lt con tre carburatori.
Delle circa 3mila unità costruite nelle varie versioni (Coupé GT, GTL o Convertibile) e cilindrate (2,5, 3C 2,5, 3C 2,8) è sopravvissuto un buon quantitativo, disputato dagli appassionati di mezzo mondo. Una buona pattuglia è regolarmente presente ai due raduni organizzati annualmente dal Registro Touring Superleggera, che raggruppa i collezionisti delle straordinarie vetture realizzate dalla carrozzeria milanese, cessata nel 1966.
Un sentito ringraziamento a Peppe per l'avvistamento di questo esemplare, a me ancora sconosciuto.
#3 | bob91180 il 01/07/2013 10:58:58
Degna ambientazione per questa meraviglia ... uno dei tanti capolavori di C.F. Bianchi A. , geniale ed estroso carrozziere ...
Due posti secchi , 200 orari la vel. max. , ereditava i fasti della aurelia b20gt ...
#4 | gian masini il 02/07/2013 23:53:06
Stupenda! Forse preferibile la cabriolet, ma se proprio si vuole trovarle un difetto, seconda a se stessa. Versione a passo corto con 2 posti secchi. Con una linea simile, ma a ben altro prezzo, non bisogna dimenticare la Sunbeam Venezia, vettura rarissima, ma non introvabile. Anche lei opera della Touring Superleggera, fallita, purtroppo, nel 1966. A costo di essere monotono sento il bisogno di fare la solita domanda: perché tutta questa maestria, queste capacità di creare oggetti ben superiori a standard elevati, meccaniche sopraffine, interni di classe insorpassata e linee senza tempo, perché tutto questo è stato buttato?
#5 | peppecantarella il 03/07/2013 23:02:47
La questione sollevata da gian masini è assai complessa, e richiederebbe magari un forum apposito. Due fattori, comunque, hanno determinato la fine di quell'epoca dell'industria automobilistica che tanto ci fa sognare: la crisi petrolifera del 1973, che ha obbligato numerosi marchi ad eliminare dal proprio listino le automobili di grande cilindrata, che di solito erano anche quelle al vertice della gamma; l'entrata in scena, nel mercato dell'automobile, dei marchi asiatici, negli anni Ottanta, che ha obbligato a standardizzare ancor di più le produzioni europee, per contenere i costi e mantenere le quote di mercato. Oggi in un mercato globalizzato qual'è quello dell'automobile, bisogna viaggiare sulle cifre di 600.000 - 700.000 - 800.000 pezzi venduti ogni anno. Tutto ciò ha ucciso l'artigianato automobilistico, di cui in Italia (ma anche in Regno Unito) eravamo maestri inimitabili
#6 | Markino il 03/07/2013 23:42:36
Tutto ciò ha ucciso l'artigianato automobilistico

Occorre anche ricordare che i più strutturati tra i grandi carrozzieri italiani, come Bertone e Pininfarina, hanno potuto sopravvivere ed espandersi per qualche decennio abbinando alla consulenza stilistica la produzione in serie di versioni particolari per conto di grandi marchi europei e persino americani (come Cadillac, che affidò a Pininfarina alcune fasi della lavorazione della "Allanté" ). Insieme a vicende specifiche delle singole aziende, certamente determinanti come, per la Carrozzeria Bertone, la morte di Nuccio e una conduzione successiva inadeguata sul piano manageriale, l'industria automobilistica negli ultimi tempi ha ulteriormente ristretto i potenziali ambiti di manovra di questo genere di operatori semi, o ex, artigianali, essendo invalsa la tendenza a "internalizzare" nuovamente produzioni che un tempo si preferiva affidare all'esterno. La flessibilità che contraddistingue i più moderni impianti ad elevata automazione, e le soluzioni organizzative che vi sono applicate, consentono infatti il montaggio di vetture anche molto diverse sulla stessa linea di produzione, rendendo quindi superfluo e/o antieconomico affidare a terzi lavorazioni che possono essere conglobate agevolmente entro il proprio perimetro, con tutti i vantaggi che ne derivano in termini di logistica, economie di scala, controllo qualità, ecc..
#7 | Strabuzov il 07/04/2024 20:12:40
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